Credo lo sappiano anche i bambini, che significhi maramaldo, e da cosa tragga origine tale termine. Per chi lo avesse dimenticato, ricordo che deriva dal nome del capitano di ventura Fabrizio Maramaldo, il quale nella battaglia di Gavinana del 1530 uccise crudelmente il condottiero avversario Francesco Ferrucci, che era già gravemente ferito.
Da allora ha assunto il significato di uomo malvagio, spavaldo e prepotente; soprattutto con i deboli, gli indifesi. Secondo una certa tradizione, ricordo di averlo imparato già da bambino, il Ferrucci, prima di morire, avrebbe detto al Maramaldo le famose parole, divenute proverbiali: «Vile!, tu uccidi un uomo morto». Mi è tornato in mente l’ aneddoto appena ricordato, allorché ho appreso, non certo inaspettatamente, la notizia che Berlusconi aveva deciso di rovesciare il tavolo, aprendo nei fatti la crisi di governo. Non che questo governo, e la strana maggioranza che lo aveva fatto nascere mi avesse mai convinto, però al pari di tanti altri m’ero convinto che nella situazione data dalle ultime elezioni e da quanto accaduto in seguito, probabilmente non restava molto altro da fare. Era da mettere nel conto che prima o poi i nodi sarebbero venuti al pettine e che chi ha un animo da maramaldo, come ha dimostrato orami anche ai non vedenti (da intendersi in senso metaforico, si capisce!), prima o poi avrebbe dato seguito agli istinti che sempre lo hanno guidato. Credo che a questo punto sarebbe da incoscienti non voler prendere atto che un’epoca si è finalmente chiusa e che si deve andare oltre; oltre il berlusconismo e oltre Berlusconi. In quanti hanno davvero a cuore le sorti del Paese; in quanti alberga un minimo di onestà residua, sempre che esista anche nella mente di chi lo ha sempre sostenuto e difeso a oltranza, ci si augurerebbe scattasse quel senso «dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale» richiesti dall’art. 2 della nostra Costituzione a ogni persona, perché, come sancisce ancora la Carta, sia sancita nei fatti la pari dignità sociale di tutti i cittadini e l’uguaglianza davanti alla legge e si operi concretamente per «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Il nostro Paese somiglia da troppo tempo a un morente. Sarebbe criminale permettere che un pregiudicato lo tenga ancora a lungo in ostaggio, o consentirgli, da maramaldo, di infliggergli il colpo mortale. Quanti sono stati eletti in parlamento, hanno il dovere morale, non già di garantire una governabilità qualunque, ma operare per garantire all’Italia, agli italiani, alcune cose senza le quali precipiteremmo nel baratro: la decadenza senza ulteriori indugi di chi è stato condannato per fatti gravissimi, una legge di stabilità che faccia pagare a quanti non hanno fino ad ora pagato, e quindi equa e giusta, infine una nuova legge elettorale che consenta davvero ai cittadini di esprimere da chi vogliono farsi governare. Poi, che si vada al voto.