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14 giu 2007
Il Barba su L'ADIGE
Scritto da Piergiorgio |
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Vita accanto agli altri: il «Barba» si racconta

Bortolotti evoca il Punto d’incontro e don Dante

 

Il Barba ha scritto la storia del barba e del suo amico prete. O «anche» la storia del Barba. Piergiorgio Bortolotti (barba) ha dato alle stampe un romanzo, il «Barba» (Todariana, euro 10), in cui i personaggi principali sono due.

Oltre al protagonista, che è nato in un villaggio della montagna trentina, c’è don Carlo che diventa parroco di una prestigiosa parrocchia cittadina: Siamo in pieno periodo conciliare e poi verrà il Sessantotto. Alla fine don Carlo, dopo aver fondato una comunità di base, metterà in piedi un centro di accoglienza per barboni. Quindi, barba Bortolotti ha scritto un romanzo che è un poco anche la storia sua, del Punto d’Incontro e di don dante Clauser. Un romanzo leggero e delicato, che scivola via piano su una lingua pulita e precisa. Un romanzo onestamente buonista, messo sulla pagina da uno scrittore che viene dala montagna trentina, da un mondo di valle cattolico e contadino, che è vissuto in città come operaio, per dieci anni, per poi darsi agli altri. È la storia di un bambino che nasce già orfano di padre e che perderà anche la madre. Siamo negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale e l’orizzonte di una donna di montagna è solo quello di affiancare la famiglia in campagna. Oppure emigrare. Sarà questa la scelta della mamma di Libero, protagonista del romanzo di Bortolotti. Partire per la Svizzera che al tempo era al destinazione principale degli emigranti trentini. Libero cresce coi nonni e queste sono le pagine più avvincenti del romanzo; montagna, mucche e campagna, religione, caccia agli uccelli ( che Libero spesso, nomen omen, libera). Poi la vocazione religiosa, il seminario in città. E qui, forte, la gioventù che si fa sentire nel sangue che pulsa nelle vene. Soprattutto quando in classe entrano le uniche due insegnanti femmine. L’eterno dilemma di tutti coloro che, all’interno della Chiesa cattolica, scelgono di farsi prete. Libero abbandonerà il seminario dopo un incontro casuale con Irene. Finirà la scuola, la scuola possibile dei montanari: diploma di elettrotecnico, mica un liceo. E di nuovo la scelta dolorosa dell’emigrazione. Siamo negli anni ’60, la montagna si spopola, la campagna rende poco e la disoccupazione in Trentino è alta. Ma c’è la svizzera, che aveva già inghiottito la mamma di Libero. E qui ecco il secondo personaggio, quel don Carlo che assomiglia tanto a don Dante, quella parrocchia di San Giorgio che assomiglia tanto a San Pietro, quel centro di assistenza per barboni che assomiglia tanto al Punto d’Incontro. E l’incontro, difficile ma produttivo tra Libero e don Carlo. Ma qui le pagine del romanzo di Piergiorgio Bortolotti volano libere, non più costrette dalla storia reale. E Libero, ormai detto il Barba per la sua barbona, non diventa il direttore del centro. E Irene? Comperate il libro e scopritelo voi che fine ha fatto Irene nel romanzo. Noi vi raccontiamo solo che il suggello dell’opera letteraria di Piergiorgio Bortolotti lo dà una morte. Che l’autore sa raccontare con grande delicatezza: «Ho un poco di paura… se invece mi tiene compagnia, tenendomi per mano, sarà diverso… sarà come volare…» «Il Barba», è la terza prova letteraria di Piergiorgio Bortolotti. Nato nel Pinetano e per un decennio operaio alla Iret, lo scrittore è da 28 anni collaboratore di don dante al Punto d’Incontro, da tempo ormai come direttore. Ha pubblicato in rapida successione il romanzo «Reménghi» e «Punto d’Incontro», la storia vera ma scanzonata dell’istituzione che dirige. Ora «Il Barba». Ma Bortolotti «minaccia» altre pubblicazioni. Teodoro Giuttari nel presentare il nuovo romanzo parla infatti di altri inediti che giacciono nel cassetto dell’autore. Li aspettiamo.

 

Renzo M. Grosselli

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