Ha un nome dolce, come il suono di un arpa pizzicata dalla brezza serale, e i suoi occhi trasmettono riflessi di luce dal sapore antico, come la sapienza dei popoli, perché non può che essere sapiente, Sofia. Lo dice il nome stesso, ma anche il sorriso talvolta triste, eppure sempre sincero, che mischia con le lacrime, quando, assieme al saluto, mormora qualcosa di sé, della sua storia.
Una storia triste, fata di fatica e dolore, ma anche di una grande dignità che lei tuttavia deve in qualche modo mascherare; mettere da parte, durante le sue giornate sempre terribilmente uguali, per poi rindossarla, come il vestito bello della festa, quando si toglie dalla strada andando a rintanarsi da qualche parte a sera. È una donna rom, Sofia, di forse quarant’anni; o forse qualcuno in più. E chi può dirlo con certezza? Ed è una mamma, con cinque figli a carico in Romania. Lei si divide tra qui e il suo paese, facendo l’unica cosa che nella sua situazione sembra le sia dato poter fare: umiliarsi, chiedendo l’elemosina ogni giorno, al solo scopo di campare. Vorrebbe vivere facendo altro; così mi dice, ed io le credo, perché i suoi occhi tradiscono sincerità come fa l’acqua di sorgente. Senza nessuna increspatura. I miei bambini, sospira, baciandoli in fotografia e mostrandomeli piazzati davanti casa. Bambini belli, sorridenti. Bambini pieni di vita e di speranza, come lo sono tutti i bimbi, ma specialmente i poveri, quelli che non hanno niente, neppure la mamma accanto che rimbocchi loro le coperte quando è l’ora di dormire. Quanto ti servirebbe per poter vivere in Romania, accanto ai tuoi bambini, di quanti euro al mese avresti bisogno, per campare?, le chiedo, sforzandomi di farmi capire. Lei mi risponde nella sua lingua, sillabando le parole, aiutandosi con le dita di una mano. Il senso di quanto dice è molto semplice; elementare; conciso, sobrio e anche crudo. Mi basterebbero 250 euro al mese, e comprerei il necessario… senza però la carne. Quest’ultima però, nelle sue parole, non pare rivesta tanta importanza. Forse vuol dirmi che si può anche fare senza, quando si ha dell’altro… Duecentocinquanta euro! Per molti sono una bazzecola; forse nemmeno l’equivalente di un regalo per le feste di Natale. Per lei, sono la vita, vita di un intero mese, accumulati centesimo sopra centesimo, inginocchiata al freddo, in questi giorni, e in tanti altri, lungo le strade piene di gente frettolosa, indifferente, in cerca dei mercatini in cui far shopping; in cerca di chissà cosa... Forse smarrita, frastornata, in attesa del Natale;… del Natale?