Ultima modifica Domenica 24 Aprile 2011 08:12
09 giu 2010
PADRONI D'ITALIA
Scritto da Piergiorgio |
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Potrebbe essere un suggerimento; una proposta, di questi tempi nei quali tutti ne avanzano qualcuna. Perché non cambiare le parole dell’inno nazionale? Non più, fratelli d’Italia, ma padroni d’Italia. Non pare anche a voi che quelle parole- fratelli d’Italia, appunto - siano ormai datate, come lo è la nostra Costituzione, a giudizio di Berlusconi? La fratellanza, la sonorità, infatti, presuppongono un’uguaglianza: di diritti, di doveri, di regole condivise, di valori fondanti.

Tutte cose che a parere del Presidente del Consiglio, costituirebbero degli intralci per ben governare. Cos’altro dobbiamo arguire se non questo dalle sue sempre più irrefrenabili esternazioni? Quando si afferma, come ha affermato, che «L'attività di governo, vista da dentro è un inferno. Non manca la buona volontà, ma l'architettura istituzionale la rende difficilissima e i tempi sono incredibili». Eh, già! La nostra Costituzione è di stampo cattocomunista e quindi si deve modificare nei suoi assetti migliori, valoriali, per adattarla ad un modus operandi che è quello del padrone. E chi è il padrone? Quello che spadroneggia che detta legge.«La politica-diceva L.Dumur- è l’arte di servirsi degli uomini, facendo credere di servirli». In questo Berlusconi, non c’è che dire, è proprio un artista. Tolstoi, poi, va giù anche più duro, quando afferma: «Per conquistare il potere bisogna amarlo. Or bene, l’ambizione non va d’accordo con la bontà, ma soltanto col raggiro e con la violenza. Così non già i migliori, ma i peggiori sono sempre stati al potere e vi sono ancora». C’è di che riflettere!

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