I recenti risultati alle elezioni amministrative indicano che cambiare si può. E già questa è una boccata di ossigeno per quanti non si sono rassegnati, lasciandosi prendere dallo sconforto per l’andamento delle sorti del nostro Paese, troppo spesso dipinto come imbalsamato, privo di capacità di reazione anche di fronte alle peggiori trovate di chi ci governa.
In realtà non è così e quando la politica riesce a mettere in campo persone, idee e programmi credibili e decenti, la gente, il popolo sa ancora rispondere, mostrando che no0n è assolutamente corrispondente al vero che tutti hanno dato il cervello all’ammasso, lasciandosi sedurre dalle sirene berlusconiane. Certo non siamo ancora usciti dal tunnel, e una vittoria, sia pure significativa, non corrisponde alla presa della Bastiglia. Ci vorrà ancora tempo, perché si avvii quella svolta avvertita così urgente e necessaria da parte di milioni di italiani. Però oggi è possibile nuovamente sperare. Senza illusioni, certo, ma anche senza complessi di inferiorità nei confronti di un avversario dipinto come invincibile; in realtà più personaggio da cabaret, potente di cartapesta, che vero leader politico, capace di qualcosa che non sia soltanto l’occuparsi delle faccende sue; dei suoi interessi più contingenti. C’è da augurarsi che quanti sono oggi premiati dal consenso degli elettori, sappiano essere, nei fatti, qualche spanna superiori a quelli che escono sconfitti da questo confronto. Che mostrino davvero di avere una concezione migliore del fare politica, dell’occuparsi della cosa pubblica, dello stare dalla parte della gente; non per blandirla con facili e roboanti promesse, ma con l’umile convinzione che il fare assieme è l’unica strada per realizzare comunità umane davvero degne di questo nome. Comunità nelle quali a contare siano davvero le persone; ad iniziare da quelle più penalizzate in questo momento e nelle quali sia bello vivere, perché ci si può sentire tutti quanti importanti, valorizzati, compresi e sostenuti, come è anche scritto nella nostra Costituzione, che ci vuole tutti quanti cittadini sovrani, e non sudditi, come vorrebbero far credere sia meglio.