Quello che sta avvenendo nel mondo arabo, somiglia tanto a un’onda inarrestabile, i cui effetti finali, sono di difficile interpretazione e valutazione. Anche se lo scenario internazionale è diverso e le ragioni da cui ha origine la rivolta affondano in motivazioni in parte diverse, credo tuttavia che non sia del tutto improprio paragonare quanto sta accadendo oggi, a quanto avvenuto nell’89 nei paesi dell’Est.
Solo che a differenza di allora, i paesi dell’occidente appaiono più smarriti e preoccupati specie da parte delle élite al potere e dei governi. Allora, accanto a un genuino sostegno di carattere popolare, si univano, indiscutibilmente, anche ragioni più di carattere ideologico, ravvisandosi in quanto avveniva, la sconfitta storica del comunismo, almeno per come si era venuto a realizzare in quei paesi.
Le rivoluzioni in atto nei paesi arabi, scardinano equilibri geopolitici sui quali fino ad ora si sono retti i rapporti tra quei paesi e i paesi europei, e non c’è dubbio che nei confronti di quelle popolazioni, noi occidentali, abbiamo non poche cose da farci perdonare. I nostri governi hanno intrattenuto rapporti privilegiati, con i vari dittatori che fino a questi giorni hanno dominate qui popoli, e è anche grazie a noi che hanno potuto prosperare quei regimi autoritari.
Tuttavia sarebbe sommamente sciocco, se in nome di un malinteso concetto di sicurezza, da parte nostra non vi fosse un franco e sincero sostegno a che le trasformazioni in atto procedano nel senso auspicato dai promotori, che reclamano per se stessi quanto ravvisano appartenerci: democrazia, libertà, giustizia sociale. Questo implica il coraggio di riavviare con le nuove istituzioni che si vorranno dare, nuovi rapporti di partnership autenticamente paritaria, in grado di cancellare anche nel ricordo, la subalternità fino ad ora praticata. Servono politiche lungimiranti, scevre da interessi meschini di strette vedute.
Serve fiducia verso il nuovo che si annuncia anche se non privo di possibili errori e involuzioni. Serve pertanto un sostengo disinteressato alla creazione di regimi autenticamente democratici, in grado di traghettare quelle popolazioni verso la modernità, nel rispetto dei loro valori, della loro cultura. Un autentico anticipo di fiducia, basato sulla convinzione che anche quei popoli possono essere una risorsa per il mondo intero, è presupposto perché si possano realizzare condizioni migliori di vita per tutti. “ La speranza spetta a noi – ammoniva Martin Luther King – e, per quanto potremmo desiderare altrimenti, dobbiamo scegliere in questo momento cruciale della storia umana.”.
A noi la scelta, come schierarci.