19 dic 2017
MERAVIGLIARSI
Scritto da Piergiorgio |
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Forse è proprio questo che ci manca, talvolta: la capacità di stupirci. Maciniamo i nostri giorni senza nessun moto dello spirito capace di trarci fuori dalla ordinarietà, quasi che tutto fosse già deciso, definito e non esistesse l’imprevisto, l’imprevedibile in grado di accendere di luce nuova l’esistenza.

Ma forse, come annotava il poeta brasiliano Joaquim Maria Machado Machado de Assis, se non riusciamo a cogliere i fremiti di vita che anche dentro il nostro tormentato tempo pure sussurrano è perché abbiamo dimenticato che è «il cuore la regione dell’inatteso». Del resto lo scriveva anche Antoine de Saint-Exupéry, ne il Piccolo Principe, che “Non si vede bene che col cuore: l'essenziale è invisibile agli occhi”. Noi forse abbiamo disimparato a vedere con il cuore, a vedere cioè oltre le apparenze, a non lasciarci condizionare dai pregiudizi, a saper gettare il cuore oltre gli ostacoli. In una parola a saperci lasciare interrogare dal futuro che viene, disponendoci ad accoglierlo con stupore, collaborando attivamente alla nascita del nuovo che è in gestazione. Siamo un po’ come il sacerdote Zaccaria che di fronte all’annuncio dell’angelo rimane incredulo e per questa ragione diventa muto. Chiuso nel “si è sempre fatto così” non sa aprirsi al nuovo che si annuncia diverso dal passato e questo nonostante, o forse proprio perché è imbalsamato in riti religiosi che non trasmettono più vita e appaiono e sono per questo sterili, vuoti. La novità che si annuncia la sa accogliere una ragazza del popolo che vive lontana dal centro religioso e di potere del tempio, in una località sconosciuta, in un paese che non conta niente e che per giunta è ancora vergine. In lei Dio trova il terreno fertile in cui creare l’uomo nuovo senza concorso umano. L’utopia è il copyright di Dio, afferma il teologo Josep Rius-Camp. Noi, al contrario ci lasciamo più facilmente sedurre dalla distopia, luogo spiacevole e indesiderabile. Magari in modo inconsapevole, ma non è forse questa la meta alla quale approderemo continuando sulla strada, da molti imboccata, della chiusura in noi stessi, della erezione di muri e barriere volti a tenere fuori, allontanare quanti, trovandosi nel bisogno, bussano alle nostre frontiere? E non è questo che auspichiamo operando per una società nella quale anziché avere spazio i diritti, la giustizia, l’eguaglianza, la fraternità, prevalgano i suoi contrari? La paura rende le persone incapaci di costruire futuro, ma non impedisce che il futuro irrompa dentro la nostra esistenza. Disporsi ad accoglierlo con rinnovata fiducia, con animo aperto, sapendo vedere oltre le apparenze che inducono timore e preoccupazione, imparando ad aguzzare lo sguardo così che anche il cuore, oltre la mente lo sappia scrutare, indagare, credo sia il solo antidoto alla nostra incapacità di saperci meravigliare. Buona Natale a tutti e tutte.

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