Alla fine ce l’hanno fatta a trasformare il decreto legge (in)sicurezza bis in legge dello stato, con grande soddisfazione, evidentemente, di Salvini che potrà sbandierare ai quattro venti di aver mantenuto una delle sue promesse più roboanti,
definita contrasto all’immigrazione clandestina, ma che si dovrebbe leggere come persecuzione di coloro che fuggono da situazioni intollerabili di vita nella vana speranza di trovare un approdo sicuro in un paese diverso dal loro. Tanto valeva che piantassero in alto mare, nel Mediterraneo, dei cartelli con la scritta: uccidere un naufrago non è reato. Sì, perché è chiaro che con le disposizioni previste dal nuovo testo di legge l’intento è quello di rendere ancora più difficile di quanto già non fosse, ogni tentativo di soccorso. Sono certo che chi ultimamente non ha mai smesso di rispondere a quanto comanda, non tanto il cuore, quanto una coscienza minimamente formata, con un etica che si possa definire minimamente umana, continuerà anche nelle mutate condizioni ad operare, per quanto gli sarà possibile, per portare soccorso e aiuto a quanti si avventurano in mare per fuggire ad una morte certa per una un po’ meno incerta. In altri momenti dinanzi a una disumanità come quella racchiusa nel presente testo di legge sono certo ci sarebbe stata mobilitazione di piazza con la partecipazione di molti. Ora non accade nonostante sia stata sfregiata la nostra carta Costituzionale e i trattati internazionali che il nostro Paese è tenuto ad osservare. La denigrazione e la propaganda hanno avuto la meglio su ogni qualsiasi ragionamento in tema di immigrazione. Neppure le denunce, le testimonianze di quanto accade in Libia e del perché chi è trattenuto lì in condizioni disumane e schiave voglia fare il possibile per andarsene, evidentemente è stato tenuto in considerazione. Le urla delle vittime io spero che disturbino a lungo i nostri sonni e soprattutto quelli di chi ha voluto tutto questo. Mi domando con quale animo coloro che hanno votato quella legge criminogena e liberticida possano guardare negli occhi i propri figli. Quale Costituzione hanno letto e su quale hanno giurato assumendo incarichi istituzionali? Non certo quella di chi l’ha discussa, approvata ed emanata dopo la tragedia del ventennio fascista, la guerra e la Resistenza. E chi non ha fatto quanto poteva e doveva per impedire che venisse approvata quella legge, pensano di poter dormire tranquilli? Mi riferisco a quanti, pur militando in partiti diversi non si sentono del tutto salviniani. Ci saranno pure ancora spiriti liberali, senza con questo essere di sinistra. I leader del passato ai quali ostentano richiamarsi nei consessi pubblici si staranno rivoltando nella tomba. Infine quanti si definiscono cristiani, mi chiedo con quale spirito si rechino in chiesa, confessino di aver peccato in parole opere e omissioni (a quali opere e omissioni pensano, facendolo?), preghino per poveri, esiliati, profughi e via elencando - perché se ne occupi Dio? E quale Dio? - , così da potersi, loro, chiamare fuori? Non avvertono minimamente quanto siano commedianti facendolo? E poi si accostano al banchetto eucaristico, a quel pane spezzato perché anche noi si faccia altrettanto, con quale animo? La storia ci chiederà conto un giorno di questo nostro cinico disprezzo verso quanti soffrono, non per cause accidentali, impreviste e imprevedibili, ma per nostre scelta scellerata di aver voluto mettere al primo posto il meschino interesse di noi garantiti e non, come per altro ribadito dalla stessa Corte costituzionale, fin dalla sentenza 252/2001, anche gli stranieri in quanto esseri umani, e come tali detentori delle stesse garanzie costituzionali dei cittadini italiani.