Ognuno di noi viene da un nido che ci ha visto aprire gli occhi sul mondo. A quel nido ritorniamo coi ricordi e da loro sono nutriti tanti momenti. Se quel nido è stato accogliente, quando ci ha accolti, allora cresciamo sapendo volare verso nuovi orizzonti, cittadini del mondo.
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Ricevi le notifiche via email quando un nuovo intervento viene aggiunto in questa categoria.Varcando quella soglia severa,
il PRIMO D’OTTOBRE,
perdevamo identità… per un istante:
Remigini, eravamo chiamati;
tutti quanti.
Sottobraccio la cartella,
non nuova per tutti.
Più d’una portava l’usura
del tempo;
i segni lasciati dai fratelli
più grandi:
gli strappi, i rattoppi, le magie perdute
sudando sui banchi.
Però era ricolma di sogni,
sospesi, ammalianti.
O nuova, ricolma di attese stregate.
Ricordo l’astuccio tutto nuovo;
regalo insperato di una zia che mi era
madre.
Uno scrigno affascinante
di matite colorate,
penna,
pennini di scorta,
gomma,
fapunte…
Tutto ben ordinato…
Come mucche chiuse in stalla,
ogni cosa aveva il suo posto…
… ed io ero il pastore!
Forse ho pianto
affacciandomi alla vita;
ma poco,
per non sprecare fiato
godermi quel momento
in cui ti ho vista in volto:
madre.
Poi, mi prese papà in braccio,
osservandomi contento.
Allora ho emesso un grido,
per dire a entrambi grazie:
grazie per l’accoglienza,
grazie del benvenuto.
Giornate scandite dalle stagioni;
corse sui prati a guardare le mucche,
e sogni impossibili a dirsi,
alti come le nubi su in cielo:
leggeri,
evanescenti,
fluttuanti,
eroici,
colorati.
E poi ardui da realizzare,
come la bella scrittura,
strappata al pennino
sui banchi di scuola.
Le toppe alle brache,
le tasche sempre vuote,
senza spiccioli,
per comprare leccume.
La sera, dentro casa,
una lampada fioca di luce,
e un abbraccio pieno di affetto