Ci avevi pensati tutti artisti,
affidandoci per Madre la Terra,
comandandoci di reggerla con saggezza,
e poter con creare con te.
Rapiti dal nostro operare,
avremmo contemplato,
gioiosi,
il frutto del nostro lavoro,
potendo osservare anche noi,
fatta sera,
quanto tutto fosse bello;
molto bello e buono.
…………
Tutto abbiamo stravolto…
Del mondo abbiamo fatto un deserto;
una selva inospitale,
dove l’uomo non riconosce
l’altro uomo,
e il fratello uccide il fratello.
………
Il lavoro è diventato una merce;
una cosa tra tante…
non più l’opera capace di divinizzarci,
ospitandoci alla mensa comune
di fratelli,
fatti prossimo gli uni degli altri.
……………
Disoccupati, inoccupati, in cerca di lavoro…
sono dei tanti Nessuno.
Numeri fluttuanti di statistiche
fredde.
Quantità che non mostrano mai
i VOLTI;
né le lacrime amare,
disperate,
degli schiacciati dall’INUTILITÀ.
Eppure portano scritto,
nella identità di cittadini,
il DIRITTO di lavorare…
il DOVERE di svolgere una attività;
una funzione...
così da concorrere al progresso
materiale
spirituale
della famiglia a cui appartengono:
la SOCIETÀ.
Invece sono soltanto una merce;
un prodotto usa e getta…
dei morti viventi
derubati della loro dignità.
Sono moltitudine,
alla mercé di pochi famelici,
che ingrassano accumulando
profitti di sangue,
di genti non più sovrane…
Non possiamo più aspettare!
Rovesciamo questo mondo capovolto,
raddrizzandolo dalle sue fondamenta;
ridonandogli UMANITÀ.