Le colline che scrutano il Mediterraneo,
in questo settembre amaro,
non scorgono più ponti che uniscono territori,
culla di civiltà.
Osservano sgomente
alzarsi nuvoloni neri;
bandi, bestemmie di guerra,
oltraggi e imprecazioni.
In basso, urla di dolore,
sono asfissiate coi gas.
Danza la morte con macabri movenze,
sopra un’umanità confusa; incerta e frastornata.
Spetta a tutti noi frantumare
il vecchio stanco refrain
di guerre umanitarie…
Ritessere relazioni
riprendere a parlarsi,
guardandosi negli occhi,
anche tra nemici giurati,
è cammino di umanità.