In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.
Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».
La guarigione del cieco del vangelo odierno a ber guardare appare piuttosto laborioso, quasi che al primo tentativo, da parte di Gesù, non gli fosse riuscito di sanarlo. Naturalmente, come accede sovente, il brano si presta a più interpretazioni e se non possiamo negare la guarigione fisica, certamente l’evangelista, con l’intimazione da parte del Signore, al cieco guarito, di non entrare nel villaggio, tornando a casa, intende trasmettere un altro messaggio. Il villaggio, nel vangelo, sta a indicare il luogo della tradizione, della chiusura alla novità del messaggio di Gesù. È anche da questa cecità che il Signore libera il cieco, da qui il suo invito a non farsi risucchiare dalla mentalità dalla quale lo ha appena liberato. Questo è il messaggio sempre valido anche per noi. Anche noi tante volte siamo come ciechi perché perennemente con la testa rivolta al passato, al “si è sempre fatto così”, e pertanto refrattari nei confronti della novità evangelica. Apriamoci alla parola del Signore con cuore sincero e nell’ascolto dello Spirito gusteremo la gioia vera.