Quel passo
un poco stanco,
quel silenzioso ansare,
io lo conosco.
Il volto tuo,
Ottobre,
mi è ben noto
e faccio festa
ora che sei tornato.
Raccontami ancora,
come tu sai,
di amori immaginati,
oppur sognati,
sui banchi della scuola.
Guardavo,
trasognato,
di tra i vetri
di finestre grandi
come occhi spalancati
sul mondo che era fuori,
del tuo mantello
i colori improvvisati,
cangiare
giorno a giorno.
E tu, briccone e complice,
col tuo sorriso
malizioso e scaltro,
a farmi cenni per seguirti
in groppa al tuo cavallo alato,
fantasticando
sopra scenari
sconfinati e insoliti,
e grandi,
come i miei sogni.