C'è di che riflettere, a urne ormai chiuse per le elezioni comunali in Trentino. A iniziare dal fatto che in ben 82 comuni, su un totale di 154, ci sia stato un solo candidato sindaco.
Le ragioni possono essere molteplici e non c'è dubbio che piccolo non sempre è bello, come recita certa pubblicità. Anzi, piccolo può anche significare maggiore chiusura, meno partecipazione, disinteresse o illusione che ciascuno possa bastare a se stesso. Quest'ultima convinzione mi pare abbastanza trasversale a tutte le varie realtà. Forse c'entra anche il fatto che, nonostante le numerose criticità che comunque esistono, rimane il fatto che viviamo una situazione di relativo benessere, condizione che porta molti a ritenere, per l'appunto, che il fare assieme, il pensarsi come comunità, non sia poi così importante. È abbastanza noto che in situazioni di precarietà di bisogno è più facile che fioriscano atti di solidarietà e si stabiliscano relazioni di aiuto precedentemente impensate. Amministrare un comune, anche piccolo, ritengo non sia cosa facile, pertanto poco allettante, oltre a essere magari fonte di giudizi ingenerosi. Poi sappiamo come sono le dinamiche dei piccoli centri. Se a livello di medi e grandi comuni le divisioni possono passare attraverso interessi divergenti di significative lobby d'affari camuffate da ideologie politiche, in quelli più piccoli le divisioni assumono i connotati di beghe di paese e di suddivisioni di tipo parentale. Tutto questo, se da una parte è per così dire comprensibile, d'altra parte manifesta una scarsa o nulla cultura civica e la mancanza di un'etica condivisa improntata al perseguimento del bene comune. L'articolo 48 della nostra Costituzione, sancendo il diritto di voto, lo definisce "dovere civico". Ma come può essere compreso come dovere un diritto che è dato per scontato da parte di troppe persone e in un Paese (non è solo il nostro, sia chiaro) in cui fin troppi diritti non sono affatto onorati e garantiti e nel quale i doveri, pure essi richiesti dalla nostra carta fondamentale, sono vissuti come imposizioni di cui fare a meno qualora si presenti l'occasione opportuna? Di esempi, anche dall'alto, purtroppo ne abbiamo avuti fin troppi. Naturalmente queste poche considerazioni non hanno la pretesa di esaurire, né tantomeno definire l'argomento, ma solo aggiungere qualche notazione personale sulla questione.
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