Ben vengano i distinguo del Presidente della Camera, onorevole Fini, sul tema immigrazione e l’invito al rispetto di tutti gli immigrati, compresi quelli che non hanno le papiers. Sono d’accordo anch’io che è «inammissibile considerare il lavoratore non un uomo o una donna ma un momentaneo supporto di cui ha bisogno una società».
Forse però bisognerebbe che qualcuno ricordasse all’onorevole Fini che l’attuale legge sull’immigrazione, che non brilla certo per il rispetto nei confronti delle persone immigrate, porta, accanto a quello dell’Umberto nazionale, il suo di nome. Anche l’introduzione del reato di clandestinità e delle vituperate ronde, non è qualcosa caduto dal cielo, ma opera di uomini, tra cui quelli che si rifanno proprio al Presidente della camera. Allora penso ci vorrebbe maggior coerenza di atti e di parola. Certe esternazioni, al di là della buona fede di chi le compie, buona fede che non mi permetto di giudicare, mi appaiono tanto come “ruoli in commedia”, e non mi convincono per niente. Il rispetto delle persone non passa attraverso bei proclami, ma attraverso fatti concreti. Le parole vengono dopo; molto dopo.