Dal velato nembo
lassù in alto,
piovono sottili, finissime lacrime,
e grondano, con le voci del mondo,
sulle foglie grigioverdi, color ruggine,
dei platani lungo il viale.
Inzuppano ombrelli, frettolosi passanti,
si adagiano leggere
sull’erba che par
morta.
Corrono, saltellano, allegre
sull’asfalto,
giocano a rimpiattino,
tra ruote un po’villane.
Rimandano all’orecchio
l’eco di mille voci:
alcune sono roche, altre addolorate;
qualcuna un poco garrula, altra è
stralunata.
È pianto del mondo intero,
di uomini sfiduciati;
di giorni faticosi,
di orizzonti negati,
… futuro che pare rapito, di grande
inumanità.
Un bimbo gioca pestando
l’acqua nella pozzanghera;
schizza chi gli sta attorno,
poi,
sorridendo felice, interroga con il suo sguardo:
Non vedete il sole nascosto?
E neppure l’arcobaleno?
L’uno e l’altro, sono dentro
di me.