Dopo la sentenza di ieri del tribunale di Palermo sulla vicenda della Open Arms non mi avventuro in commenti di carattere giuridico, non sono di mia competenza, né saprei dire se esistano o meno i presupposti per un ricorso in appello contro una sentenza che manda assolto Salvini.
Aggiungo pure che non ho mai augurato la galera a nessuno, nemmeno al ministro in questione. Altro è augurarsi che sia fatta giustizia ogni qualvolta ci sia danno nei confronti di qualcuno. Ora, che danno sia stato inferto ai 146 migranti ai quali fu impedito per lunghi giorni un approdo sul nostro suolo, per pura propaganda politica, mi pare fuori discussione. Non c’erano ragioni di sicurezza né di necessità che giustificassero la permanenza a bordo della nave di persone che a giudizio di personale medico e specialistico ne avevano verificato le condizioni psicofisiche. Ecco perché la sentenza del tribunale, che rispetto, non mi soddisfa. Certo, in punta di diritto immagino che sia del tutto inappuntabile, ciò che non lo è, a mio giudizio, è il comportamento del ministro e di quanti gli hanno fatto e gli fanno corona attorno compatendolo come vittima e oggetto di persecuzione (anche se questa volta baciato dalla dea fortuna). Dichiararsi orgoglioso come ha fatto ripetutamente lui di quanto fatto, con l’aggiunta farsesca, se non fosse tragica, di aver difeso i confini nazionali dall’invasione di (terribili masse?) migranti è quanto di più cinico si possa fare, considerato che stiamo parlando di persone vulnerabili fuggite da situazioni di povertà e/o di guerra e passate attraverso l’inferno delle prigioni libiche. Ma per chi non sa provare compassione per quanti hanno sofferto e soffrono è sempre più importante, viene prima, la legge (il sabato), magari confezionata a tavolino secondo la propria convenienza, che non l’uomo, la persona nel suo bisogno. Magari a parti invertite, anzi sicuramente a parti invertite, cambia nuovamente tutto. Rimane la CONVENIENZA. Diffidate di quanti agiscono a questo modo!