Leggo di un possibile impiego di militari in funzione di ordine pubblico nella città di Trento. Dico subito che la cosa, se vera, non mi piacerebbe per nulla, per varie ragioni.
Anzitutto, in un contesto nazionale e internazionale di rincorsa al riarmo con la retorica che l'accompagna, di indispensabilità per difendersi da veri, o più probabilmente supposti nemici, che apre a scenari che pensavamo sepolti in un passato lasciato alle spalle, non se ne avverte il bisogno. Nell'attuale situazione di crisi e conflittualità diffusa, ciò di cui abbiamo estremo bisogno, come l'aria che respiriamo, è di persone, di leader, di politici, di statisti, impegnati in percorsi di pace attraverso la diplomazia, la mediazione e accordi onorevoli, invece... Ciò che accade nel grande succede anche nel piccolo. Viviamo in un mondo che si regge su un sistema economico e finanziario che affama e impoverisce, mentre arricchisce una minoranza in maniera vergognosa. Se è vero che non tutto è attribuibile all' ingiustizia sociale, non c'è dubbio che essa abbia un peso importante per l'esistenza di fasce di popolazione alle quali non rimane, per vivere o per perseguire quegli obiettivi di successo che la nostra stessa società indica come realizzazione di sé, che dedicarsi all'illegalità. Capisco il desiderio legittimo di sentirsi sicuri là dove si abita e si vive; è del tutto comprensibile, ma non possiamo dimenticare che la nostra insicurezza è anche legata al fatto che apparteniamo a club escludenti ed esclusivi, dentro i quali a molti non è permesso entrare. Basti un esempio tra i tanti. È noto a tutti quanto sia difficile trovare un appartamento in affitto in Trentino, pur in presenza di locali sfitti assai numerosi. Questo per chiunque, anche per chi è indigeno da generazioni, perché poi se una persona ha il colore della pelle che inclina al marrone... beh, non vale nemmeno la pena tentare. Anch'io, camminando per strada, o frequentando un qualsiasi locale o viaggiando in autobus, desidero potermi sentire tranquillo e sicuro, però confesso che, a ben pensarci, ciò che temo di più non è di essere derubato del portafoglio (sarebbe un magro bottino) o aggredito, ma nel caso mi succedesse, sapere che delle dieci persone presenti in quel momento, con tutta probabilità otto si limiterebbero a filmarmi mentre sono aggredito. Questo sì, mi incute timore. È sul senso di solidarietà, di attenzione per le sorti dell'altro e di come non pensarlo nemico, anche se può apparirci tale per il suo comportamento, che dovremmo forse interrogarci maggiormente e agire di conseguenza .