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11 ago 2021
Un perdono difficile
Scritto da Piergiorgio |
Letto 1317 volte | Pubblicato in Sulla tua parola
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Mt 18,21-19,1

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: "Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?". 22E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che devi!". 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò". 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello".

191Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.

 

Ormai conosciamo tutti a memoria la risposta data da Gesù a Pietro che gli chiede quante volta debba perdonare ad un fratello che commette colpa contro di lui. Pietro, e noi con lui, siamo molto bravi a dichiararci disponibili a perdonare fino a sette volte, cioè un certo numero di volte, per dire che però c’è un limite a tutto. Ci sentiamo generosi quando ci riesce di fare bella mostra di noi comportandoci da virtuosi, specie se ci sono attenti osservatori ad ammirarci, mostrando di “passare” sopra qualche sgarbo, qualche maleducazione, qualche torto. Però siamo altrettanto pronti a mostrarci inflessibili verso chi sbaglia, specialmente se chi lo fa è un poveraccio da annoverare tra quanti sono considerati dei rifiuti. Quante volte sentiamo fiorire sulle labbra di persone che si definiscono cristiani sentenze di condanna e invocazione di pene severe per piccoli o grandi delinquenti. Un conto è attendersi che i colpevoli siano doverosamente sanzionati, altra cosa è aggiungersi al coro di chi invoca pene severe senza alcuna possibilità, per il reo, di percorsi di riabilitazione che lo riconsegni alla comunità persona nuova. Siamo tutti infarciti del mito del nemico e ci comportiamo di conseguenza, dimenticando che siamo tutti dei perdonati, anzi, dei condonati da parte di Dio Padre. Solo se prendiamo coscienza di questo si è possibile non comportarci come il servo della parabola che dopo aver ottenuto il condono di un debito stratosferico non sa condonare al suo debitore un debito irrisorio. Il perdono, prima ancora che una azione, è un sentimento, un atteggiamento dell’animo che va coltivato giorno per giorno. È la scelta di non ricambiare il male con altro male, ma operare quotidianamente disarmando i nostri sentimenti di rivalsa, ad iniziare dalle cose più piccole che possono apparire trascurabili e che invece rappresentano il substrato sul quale far crescere o meno la nostra umanità di persone riconciliate e capaci di riconciliazione.

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