14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti 15e disse: "Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?". E quelli gli fissarono trenta monete d'argento.
16Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?". 18Ed egli rispose: "Andate in città da un tale e ditegli: "Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli"". 19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
20Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. 21Mentre mangiavano, disse: "In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà". 22Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: "Sono forse io, Signore?". 23Ed egli rispose: "Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. 24Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!". 25Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto".
Possiamo, come i discepoli, essere per così dire persone che frequentano il Signore, ma non essere suoi intimi e quindi essere esposti al tradimento nei momenti più cruciali della nostra esistenza. L’intimità con il Signore, cosa ben diversa dall’intimismo che si nutre di facili emozioni, significa far spazio dentro di noi alla sua persona, al suo messaggio, alla sua parola, alla sua pratica. Nutrirci di lui; vivere tenendo lo sguardo su di lui, far nostri i suoi sentimenti. In altre parole vivere la quotidianità cercando di operare, come faceva lui, lasciandoci guidare dallo Spirito e saper rispondere in modo creativo alle domande della vita. Chiederci qui e ora cosa e come dobbiamo pensare, sentire e agire per essere fedeli alla chiamata al bene possibile che in ogni momento e in ogni circostanza siamo chiamati a compiere. Se sapremo allenarci, perché è un impegno costante, a vivere secondo questa modalità, allora ci sarà possibile affrontare anche i momenti più difficili e oscuri che la vita ci può riservare, non ripiegandoci su noi stessi e cedere alle lusinghe dell’infedeltà, per paura, per vigliaccheria, accampando delle scuse che servono soltanto a non fare i conti con noi stessi.