In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
Quand'ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità».
Quanta tenerezza nelle parole che si fanno preghiera al Padre da parte di Gesù, per i suoi, nel momento in cui si accinge ad affrontare la morte violenta che potrebbe rappresentare per loro, come poi accadrà, un momento traumatico al punto da portarli tutti a tradirlo, fuggendo. Gesù si preoccupa di affidarli al Padre sapendo che da lui saranno ben custoditi. Custodire significa tante cose: farne oggetto di responsabile vigilanza, sorvegliare, averne cura, assisterli provvedendo alle loro necessità, preservare dai pericoli. Ho dato loro la tua parola, aggiunge il Signore, cioè il nutrimento di cui necessitano per poter essere nel mondo senza essere del mondo. Chiede che siano consacrati nella verità, verità che è la parola stessa che è stata loro donata, verità che è la vita stessa di Cristo che noi, suoi discepoli, siamo chiamati a rivivere in noi, facendoci suoi imitatori. Fidandoci e affidandoci al Signore potremo sperimentare la sua stessa gioia, gioia che niente e nessuno potrà mai toglierci.