In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Per intendere correttamente quanto Gesù dice in questo brano del Vangelo, bisogna tenere presente quanto è scritto nei versetti precedenti e che riguardano la proclamazione delle beatitudini, diversamente si corre il rischio di fraintendere quanto dice. Gesù assicura che lui non è venuto ad abolire, meglio distruggere, il progetto di Dio, ma a portarlo a compimento, non più attraverso l’osservanza di regole e precetti, ma attraverso la pratica di un amore quale quello che è proposto e che va vissuto esercitando le beatitudini. Vivere le beatitudini significa accettare l’apparente impotenza che la loro pratica comporta antagonista alla logica del mondo basata sulla potenza, la grandezza, la forza. “Questo progetto di Dio sull'umanità, di una società alternativa, troverà tante difficoltà, ma prima o poi, arriverà a sfociare. E, per questo, Gesù chiede che “chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti”, i minimi precetti sono le sue beatitudini, che sono poca cosa di fronte alla grandezza dei comandamenti, “e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e l'insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli”. Minimo e grande non significa una gerarchia, i più importanti e i più piccoli, ma è una maniera ebraica per dire esclusione o appartenenza”. (Alberto Maggi)