Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Il Signore non fa preferenze, a tutti dona la sua parola e il suo amore, è l’accoglienza che si riserva a questi suoi doni che fa la differenza. Che tipo di terreno siamo? Che tipo di terreno sono io, sei tu? Talvolta penso di essere, di somigliare un po’ a tutti e quattro i terreni nominati. Io non sono certo di essere sempre stato e di essere un buon terreno. Qualche volta per mia responsabilità tal altra perché, al pari di tutti, sono incapace di aprirmi con generosità e fiducia al dono d’amore del Padre. Sono anche convinto che ciò che non mi è stato possibile in passato mi viene offerto oggi, secondo nuove occasioni. Sta a me restare sveglio e aperto al dono di vita che quotidianamente mi viene offerto. L’agire di Dio è un agire stupendo perché quanto più, fidando in lui, impariamo, tra limiti e insufficienze e farci dono agli altri e tanto più ci rende capaci di essere ancora più dono fino a produrre il cento, il sessanta, il trenta. Tutte tre le misure indicate stanno a significare pienezza e non c’è una pienezza che è meno piena di un’altra.