amo pensare che mani pietose ti abbiano tolto dalla croce e deposto con riguardo in un sepolcro scavato di fresco, in un giardino.
Amo pensare che ci sia stato davvero un Giuseppe capace di questo e donne amiche, con tua madre, pronte e disposte e mettere balsamo sulle ferite del tuo corpo straziato.
Ma forse la tua sorte di crocifisso è stata quella di tutti gli altri e neanche a te è stata rifiutata quell’ultima infamia di tutti gli scartati e il tuo corpo è stato gettato in una fossa comune.
Se così fosse stato saresti ancor più fratello di tutti i desaparecidos di ogni tempo e del nostro; del nord, del sud, dell’est e dell’ovest
Anche tu tra i morti sconosciuti nelle stragi di civili e di soldati in Ucraina, Palestina/Israele, nello Sahel, in Sudan, nel Corno d'Africa, ad Haiti e in mille altri luoghi.
Ma comunque tu sia stato sepolto la morte non è riuscita a tenerti prigioniero perché quella carica di amore che ha contraddistinto la tua vita e che si era espressa già nei miracoli, nel tuo relazionarti con le persone, nell’intensità della tua preghiera nel rapporto con il Padre, nella morte è esplosa e ti ha reso il Vivente.
Con te, anche oggi, risorgono tutti i morti ammazzati, non più sconosciuti, abbandonati, dimenticati, ma in te e da te compresi, riconosciuti perché amati.