Non posso dire che la notizia della morte di Papa Francesco mi sia giunta del tutto inaspettata; certo, inattesa, come immagino sia accaduto a molte altre persone.
Ieri si era visto quanto fosse segnato dalla sofferenza e dalla fatica, e il decorso della malattia con la lunga degenza in ospedale non poteva non far temere l'esito accaduto. La notizia mi riempie di commozione e, allo stesso tempo, di un profondo sentimento di riconoscenza e di un grazie che sgorga dall'intimo per il dono che è stato per credenti e non credenti e per la santa Chiesa di Dio. È inutile nascondersi che, al di là delle parole di circostanza di molti, dovute al fatto che è morto un Papa , ci siano non poche persone che probabilmente, alla notizia della sua morte, hanno tirato un sospiro di sollievo, se non proprio di soddisfazione. Questo perché Papa Francesco è stato un Papa di rottura e lo è stato come lo sono stati tutti i profeti di ogni tempo. A partire dal nome scelto e dalle conseguenti azioni, atteggiamenti e parole volte a rimettere al centro del suo ministero il Vangelo , non poteva non suscitare reazioni contrastanti e vere proprie opposizioni. Il Vangelo è lieta notizia che disturba perché, come è stato per Gesù di Nazareth, è un messaggio che sovverte le logiche di questo mondo, che, come è cantato nel Magnificat, rovescia i potenti dai loro troni e innalza gli umili. Chi intende vivere secondo il Vangelo non può non passare per sovversivo, tacciato di essere comunista, populista ed eretico da chi nella religione vede innanzitutto un mezzo di potere sulle persone e sulle coscienze, un modo per soggiogare anziché servire. Papa Francesco, con l'umiltà che lo contrassegnava ma anche con decisione e talvolta sferzando quanti gli si opponevano, ha rotto gli schemi tradizionali di essere papa, vescovo e cristiano. Questo da molti non gli è mai stato perdonato e ha certamente vissuto anche momenti di solitudine; ma ha contribuito ad aprire finestre e porte di un' istituzione che appariva imbalsamata, finestre e porte che non sarà facile né scontato richiudere. Ha permesso che entrasse aria nuova, un'aria ossigenante di cui c'era grande bisogno , e ha saputo procedere nel suo cammino stando in mezzo al popolo, a volte dietro e talvolta davanti. Questo ha finito con lo scontentare sia gli innovatori che i tradizionalisti, ma ha così veicolato un'immagine di Chiesa e di comunità sinodale che spetta a noi continuare a incarnare, ben sapendo che siamo tutti in cammino verso il Regno. Nessuno lo detiene come possesso personale o di gruppo e siamo noi a doverci aprire al suo avvento, che è pur sempre anche dono dall'alto. Forse, nei prossimi tempi, ci troveremo a rimpiangere una stagione che si è chiusa, o forse no. Forse lo Spirito ci sta preparando ad altre novità. Di una cosa sono abbastanza certo: anche se ci fossero manovre e tentativi di retromarcia rispetto al cammino fatto da e con Francesco, la Chiesa del futuro non tornerà mai più a essere quella del passato. Con il profeta Isaia , dobbiamo credere che "Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa." Papa Francesco ha testimoniato che è possibile e necessario essere aperti all'avvento di Dio e che solo in questa apertura è possibile conseguire quegli obiettivi di cui ci ha parlato: fraternità tra tutti, cura del creato, accoglienza e tenerezza verso i poveri e gli scartati, pace tra i popoli.