A chiederglielo con tutta probabilità, come talvolta è capitato di sentire, non sono pochi gli italiani che non sanno cosa si celebra ogni anno il 2 giugno, e se rispondono accozzano le opinioni più varie e magari pure strampalate.
Segno evidente di scarsa o nessuna conoscenza della storia e degli avvenimenti che l’hanno contrassegnata registrandone le tappe più significative. Se questo è vero sarebbe tempo perso chiedere addirittura cosa è rappresentato nell’emblema (nel simbolo) della Repubblica e qual è il significato degli stessi, eppure per disegnarlo a suo tempo furono indotti due concorsi pubblici che videro la partecipazione di 500 cittadini.
Quanto sono importanti i simboli? Dipende dal valore che si assegna loro. Ricordali può aiutare a riappropriarsene e attualizzarli, diversamente, come tutte le altre cose finiscono con il diventare reperti polverosi da museo.
Ci sono due elementi dei tre rappresentanti nell’emblema che sono, o dovrebbero essere, oggi, di particolare attualità: la ruota dentata e i rami di ulivo (che con quelli di quercia fanno da corona).
La ruota dentata d’acciaio è simbolo dell’attività lavorativa che traduce il primo degli articoli della nostra Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Quanto questo articolo sia attuato e quanto il simbolo che lo rappresenta nell’emblema sia nella sostanza tradito è un dato tanto evidente, vissuto sulla pelle di tanti, troppi cittadini per non essere avvertito come dirimente.
Altrettanto dicasi per quanto riguarda il ramo d’ulivo che simboleggia la volontà di pace dell’Italia. Volontà di pace che dovrebbe tradursi in concordia interna e in fratellanza universale.
Anche questa volontà, a parole sancita nell’emblema e ribadita dall’articolo 11 della Carta Costituzionale, ne esce profondamente ferita e disattesa, sia a livello nazionale che nel consesso più ampio: quello europeo e mondiale.
Ne è riprova il fatto che è aumentata la spesa per gli armamenti, che per quanto riguarda la guerra in atto in Ucraina si è scelto di stare, non tanto dalla parte dell’aggredito che è e sarebbe doveroso, ma di farlo sostenendo la guerra, l’invio di armi e accodandosi ai desiderata degli USA e della NATO.
Ben altro compito si sarebbe assunto con uguale o ancor più determinazione un Paese realmente animato dalla volontà di Pace.
Anche a livello di parlamento europeo, con l’assenso della maggior parte delle forze politiche italiane, si è approvato un regolamento volto a sovvenzionare l’industria delle armi e la produzione di munizioni. Quel che è peggio è che questo provvedimento consente agli stati di usare risorse dai fondi sociali europei, togliendole alla sanità, la scuola, gli asili, l’ambiente, per fare cosa? Produrre armi e continuare la guerra. Una follia! Difficile dire oggi viva la Repubblica.