La risposta di Caino a Dio, che in Genesi risuona come rifiuto all’impegno di responsabilità che l’essere parte della stessa umanità, comporta, è la medesima che è risuonata ininterrottamente nel corso della storia e che tutt’ora risuona, talvolta sinistramente, magari ammantata persino da giustificazioni di carattere religioso. Eppure, a ben guardare, siamo geneticamente fatti per l’empatia: quindi costituiti, predisposti per la compassione; per la comprensione e la solidarietà verso i nostri simili. Segno che l’occuparsi della felicità degli altri, è parte integrante del nostro essere uomini e viene prima ancora di ogni teorizzazione etica o morale.
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i morti
che vi state preparando
a causare
abbellendo con pietose
bugie
le ragioni del loro “eroico”
cadere
come oggi magistralmente
provvedete
a persuaderci dell’ineludibile necessità
di pugnare.
Nel freddo e nel fango
d’Idomeni,
enclave d’Europa
governata da Tornaconti e Interessi
inconfessati,
giacciono sfiancati.
Vilipesi
stremati
logorati
vestono stracci di speranze
naufragate.
Pochi angeli dai piedi
pellegrini,
a donare conforto,
sollievo,
e impedire che siamo tutti
ricoperti di Vergona.
Volti che non incontrano volti,
né sorrisi o gesti d’affetto,
solo chiacchiere, ai piani più alti.
E qualche proclama
per tacitare le coscienze.
Solo in basso, tra i semplici,
tra gli umili, i perdenti,
gli sballati, i disfatti,
fioriscono gesti d’ accoglienza
che riannodano fili fraterni.
Rapporti spezzati dagli arroganti
e potenti di sempre,
timorosi di perdere il sudato di sangue
strappato alle vittime ora riverse su spiagge,
come conchiglie vuote, disperse.
I prepotenti innalzano muri, filo spinato;
propagano paure e odi tracotanti.
S’illudono, così, di poter fermare la gente.
Gente che non ha più nulla da perdere,
solo la VITA, ormai da custodire.
La vita valica ogni confine, ostacolo,
barriera, scoglio o mare.
La vita chiede di essere accolta, sempre,
comunque e ovunque.