In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo;
se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Qualcuno leggendo frettolosamente e senza riflettere il testo evangelico di oggi, specie se persona che si reputa tutto sommato “buon cristiano”, potrebbe trovare motivo per convincersi di ciò che magari pensa già, ovvero che c’è un limite a tutto. Dunque potrebbe sentirsi legittimata a farsi giudice nei confronti del prossimo che commetta una qualche colpa e passare rapidamente dall’ammonizione personale, a quella fatta con altri per poi troncare ogni rapporto con il reo. Ma non è questo ciò che il Maestro ci invita a fare. L’invito è farsi vicino a chi sbaglia per aiutarlo a capire, se non ci si riesce da soli farlo con altri, cioè mostrargli amore non solo personalmente ma anche in più persone e comunitariamente. Quanto poi al trattare chi sbaglia come pagano e pubblicano, significa che a quel punto l’amore verso quel tale dovrà essere del tutto e assolutamente gratuito, senza attenersi alcun contraccambio. Logica vuole che tra fratelli di fede l’amore sia scambievole, mente nei confronti di chi si pone con il suo agire fuori da ogni rapporto di fraternità, l’amore per essere autenticamente gesuano (sull’esempio di Gesù Cristo) non potrà che essere gratuito.