Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».
Penso che al di là delle parole, diverse per altro in Luca rispetto a Matteo, ciò che è essenziale è lo spirito, l’atteggiamento interiore a cui rimandano come essenziale nella preghiera. Il Maestro ci suggerisce come porci nei confronti di Dio: in un atteggiamento di totale fiducia, certi che lui conosce prima ancora che li formuliamo i nostri bisogni, senza la necessità di usare tante parole per rivolgerci a lui. L’invito è anche a coltivare dentro di noi, per poi dare loro attuazione nella vita di tutti i giorni, quei sentimenti che erano anche di Gesù: il desiderio che tutti gli uomini riconoscano Dio come Padre, che si estenda il suo Regno di pace e di giustizia, che tutti abbiano il necessario nutrimento per una vita dignitosa e infine l’impegno ad esercitare il perdono sapendoci a nostra volta perdonati.