In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio.
Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».
L’ammonizione di Gesù contro coloro che sbandierano il proprio essere religiosi e magari approfittano di ruoli di responsabilità per asservire gli altri, è un monito severo che tante volte forse siamo indotti a ritenere che riguardi gli altri ma non noi stessi. Eppure è un rischio che corriamo tutti quello di anteporre cose di poco conto, dando loro importanza decisiva e trascurando invece le più importanti. Così come caricare altri di pesi che noi ci guardiamo bene dal portare. Ne è riprova, per fare solo qualche esempio la durezza con la quale molte persone si stracciano le vesti per il comportamento biasimevole di qualche poveraccio mentre non si fanno scrupolo di contravvenire la giustizia sociale o la carità intesa, non come elemosina, ma virtù che dovrebbe informare la vita di chi si definisce cristiano. La comunità cristiana è tale se sa accogliere al suo interno, con amore preferenziale le sue membra più deboli, e le sa aiutare a portare la fatica del vivere a cui sono sottoposte, studiandosi di indagarne le cause e portarvi rimedio, così che possano sperimentare davvero l’amore del Padre.