In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Gesù di Nazareth sapeva parlare con immagini tratte dalla vita dei suoi ascoltatori così incisive da rimanere scolpite nella loro memoria. È una capacità che sovente manca a chi per ufficio è chiamato a spezzare la Parola ai fratelli e alle sorelle, ai nostri giorni. Non è necessario essere dei provetti agricoltori o esperti viticoltori per comprendere la pregnanza insita nell’immagine veicolata nel brano evangelico di oggi, riguardo all’ importanza vitale dell’essere uniti a Cristo, come i tralci alla vite, appunto, per essere capaci di produrre frutti buoni e abbondanti di bene. Essere radicati nella sua parola, ovvero vivere mossi dal suo spirito che spinge ad operare come lui stesso ha operato, è l’unica garanzia di vita cristiana autentica. E poi confidare nel Padre, senza crucciarci per i nostri limiti e difetti, concentrandoci su questi, magari nella ricerca ossessiva di porvi rimedio perché ci penserà lui stesso a eliminarli nella misura necessaria. A quanto ho appreso infatti la traduzione più corretta non è “lo pota” il tralcio, ma piuttosto “lo purifica, lo pulisce” affinché la linfa scorra più facilmente. Allora se ci pensa il Padre a correggere, sanare i nostri difetti, a noi – e questo è fonte di gioia – basta soltanto impegnarci ad amare, a riversare sui fratelli l’amore con il quale siamo noi stessi amati dal Padre.