Gv 5,1-3a. 5-16
51 Dopo questi fatti, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 2 A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, 3 sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici
5 Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. 6 Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: "Vuoi guarire?". 7 Gli rispose il malato: "Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me". 8 Gesù gli disse: "Àlzati, prendi la tua barella e cammina". 9 E all'istante quell'uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. 10 Dissero dunque i Giudei all'uomo che era stato guarito: "È sabato e non ti è lecito portare la tua barella". 11 Ma egli rispose loro: "Colui che mi ha guarito mi ha detto: "Prendi la tua barella e cammina"". 12 Gli domandarono allora: "Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi e cammina"?". 13 Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. 14 Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: "Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio". 15 Quell'uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. 16 Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
Forse può suonare strana la domanda di Gesù al paralitico, eppure non è per niente oziosa, né inopportuna. Quante situazioni di malessere esistono tra le persone che non possono essere sanate non perché non ci sia chi non è disponibile a intervenire per fare quanto è possibile per porvi rimedio, ma perché le persone interessate non sono capaci o non sono disponibili a collaborare al loro risanamento. Nemmeno Gesù interviene d’autorità a risanare le persone. In questo caso lo domanda esplicitamente, in altre situazioni pur non ponendo in modo diretto una simile domanda, coglie però in chi è in attesa il desiderio la volontà di essere risanato o liberato, altre volte sono le persone stesse a chiedere il suo intervento. In tutti i casi lui presta il suo aiuto solo se c’è la richiesta implicita o esplicita di essere curato. È un insegnamento valido anche per ciascuno. Dio è sempre disponibile a fare la sua parte; lo siamo anche noi? Oppure ci comportiamo come quelli che attendono che piovano gli gnocchi dal cielo senza assumerci la responsabilità e l’impegno a fare quanto dobbiamo perché la nostra vita arricchisca davanti a Dio e davanti agli uomini?