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21 set 2009

FUORI DAL CORO

Ci sono cose che non sta bene dire, che magari in molti pensano, ma che insomma… è meglio tacere. Per convenienza, per non disturbare, per non apparire i soliti bastian contrari. Eppure, cosa volete che vi dica, a costo di apparire una voce fuori dal coro, io non riesco proprio a tenere per me quello che sento vero in questo momento.
Difficile sfuggire a un senso vertiginoso di nausea, osservando quanto avviene nel nostro Paese. Pare di essere scivolati verso un’era oscura, quando a reggere le sorti di una comunità, di un territorio, c’erano persone senza scrupoli, generalmente attorniati da tanti paraninfi, magari pronti a prenderne il posto di comando quando si presentava loro l’occasione. Allora magari era la forza bruta a dettar legge e quindi, per certi aspetti, era anche più facile identificare il despota. Oggi si perseguono li stessi obiettivi manipolando le coscienze e usando strumenti molto più raffinati.
07 set 2009

VUOTI A PERDERE

«Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini» scriveva il teologo Dietrich Bonhoeffer. Parafrasando, si potrebbe dire che il senso morale di una società lo si misura anche su quanto fa per i suoi membri più deboli. O anche, per quanti bussano ai suoi confini, fuggendo da situazioni di persecuzione o di povertà. E certo, quando si disserta in termini teorici, attorno a tali questioni, è abbastanza usuale che si concordi su molti principi. Non per niente esistono, a riprova, leggi istituzionali, accordi internazionali, dichiarazioni di principio solennemente sottoscritte da governi e stati.
Le nostre assolate vacanze non sono turbate da quanto avviene nel mare, più oltre. Non ci giunge, con i flutti delle onde, il confuso, disperato, grido di aiuto. E poi, chi sono, questi uomini (uomini?) che navigano al largo su un gommone di morte? Solo numeri che passano veloci sullo schermo, nelle notizie serali; niente più.
Ben vengano i distinguo del Presidente della Camera, onorevole Fini, sul tema immigrazione e l’invito al rispetto di tutti gli immigrati, compresi quelli che non hanno le papiers. Sono d’accordo anch’io che è «inammissibile considerare il lavoratore non un uomo o una donna ma un momentaneo supporto di cui ha bisogno una società».
E chissenefrega, dirà più di una persona, nel caso gli capitasse di ricordarsi di loro, in questa calda estate. Eppure esistono. Più come numeri che come persone. Appunto. Questo spiegherebbe il chissenefrega iniziale. Io, che pure mi considero soltanto una persona ordinaria, non riesco proprio a fare mio il disinteresse che è di tanti.
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