È l’inizio di una nota filastrocca usata per giocare a nascondino. Mi è tornata alla mente leggendo quanto riportato dalla stampa in questi giorni, a proposito di teste coronate: il re Juan Carlos di Borbone e l’annuncio della sua abdicazione al trono di Spagna e il discorso di Elisabetta II, regina d’Inghilterra.
Della sovrana inglese mi hanno colpito due notizie, entrambe indicative di un mondo irreale nel quale sono confinati sovente i così detti reggitori dei popoli. Per compiere il breve viaggio da Buckingham Palace e Westminster, la regina Elisabetta ha usato una carrozza costruitale appositamente con reperti storici ma al contempo dotata, a quanto si apprende, dei più recenti ritrovati tecnologici, come, ad esempio finestrini elettrici, aria climatizzata e perfino un monitor con telecamera con visuale a 360 gradi. Pare sia costata una cifra enorme; qualcosa come 3 milioni di euro. Fin qui, niente di nuovo sotto il cielo, verrebbe da dire. Ovunque nel mondo abbiamo esempi di sprechi di risorse pubbliche al solo scopo di fornire di una cornice adeguata alle circostanze, avvenimenti, ricorrenze e quant’altro. Mi domando come possano dormire tranquilli e sereni quanti, non badando a spese, pur di magnificare il loro ruolo, sorvolano incuranti spese pazze come queste, quando c’è chi non riesce a far quadrare il pranzo con la cena. Quello però che mi ha colpito maggiormente è quanto segue. Sempre stando a quanto riportato dalla stampa, pare che, mentre la Regina era intenta a tenere l’annuale discorso al Parlamento, uno dei paggi sia svenuto e che lei imperterrita abbia proseguito senza far gnanca na piega, come si dice dalle mie parti. Non dico, con questo, che se ne dovesse occupare personalmente, ma almeno preoccuparsi di sapere se era una cosa grave o meno, dal mio punto di vista sarebbe stato molto più regale del contrario. Evidentemente il protocollo viene prima delle persone, ed è quanto avviene in troppe circostanze. Protocollo, regole, consuetudini, interessi dettano sempre l’agenda dei governanti. Hanno poco tempo e probabilmente anche poca voglia di mescolarsi con quanti dovrebbero servire. Non è forse questo che tutti, indistintamente, professano? L’essere al servizio della gente, del popolo, della nazione? Ma chi serve sta in basso, non può essere altrimenti, se, come è noto, il termine latino servire, significa propriamente «essere schiavo». Ora non s’intende con questo affermare che quanti ricoprono ruoli di governo debbano comportarsi da schiavi, ma certo neppure da padroni, spacciandosi per camerieri. Quando ci si dimentica di essere soltanto prestati a una funzione pubblica, in ragione del bene comune, per concorrere al benessere generale, che si sia re, cavalli o fanti, ci si trasforma inevitabilmente in maneggioni, furfanti e ladri, come le cronache di questi giorni ci rimandano ancora una volta. Non si può servire Dio e Mammona ha detto qualcuno 2000 anni fa. Possiamo tranquillamente, senza togliere nulla Dio, giacché è nella promozione della felicità delle persone che si serve, che non si può servire gli uomini e contemporaneamente lasciarsi guidare dall’avidità e dal potere. Servono urgentemente leggi che sanzionino pesantemente ogni comportamento illecito, ma ancor più serve una coscienza retta, persone oneste, eticamente formate e irreprensibili e serve che noi cittadini non ci lasciamo sedurre da quanti hanno l’eloquio facile e la lingua biforcuta, bifida dei serpenti, comunemente considerati animali subdoli e infidi.