Sostenere che la guerra ormai ce l’abbiamo in casa non è solo un modo di dire o una sorta di metafora per significare che dal momento che si svolge in Europa e non più in qualche lontano paese, ci riguarda più da vicino.
No, è proprio qui da noi che vige ormai un clima da guerra, fino ad ora fatto solo di parole, certo, ma non per questo meno detestabile. Non c’è chi non veda come da tempo si siano creati due fronti contrapposti e che a prevalere, almeno nella narrazione corrente, nei dibattiti in TV e sulla stampa, sia quello che, semplificando, si connota come schierato senza se e senza ma a favore dei combattenti ucraini. Per costoro l’unica risposta possibile, fin dal primo giorno, all’aggressione russa è stata ed è la lotta armata. Ogni ragionamento diverso ha richiesto e ancor più oggi richiede in premessa, come cosa indispensabile, che ci si pronunci contro l’aggressore e che lo si faccia con le parole più forti possibili. Ora che per amore di verità si debba distinguere, tra le parti in causa in un conflitto, chi è dalla parte del torto e chi da quella della ragione, mi sembrerebbe così scontato da non doverlo neppure teorizzare. Appena però qualcuno si permette di provare a capire, NON A GIUSTIFICARE!, SI INTENDA BENE, quali cause possano stare alla base di una aggressione, subito si è fucilati sul posto (in senso metaforico, per fortuna), per intesa con il nemico. Eppure dovrebbe essere parte di un qualsiasi ragionamento volto a comprendere, se è vero che è a partire dalla comprensione delle cause, ce ne sono sempre e più di una, che stanno alla base di una guerra che si può ragionevolmente giungere ad una soluzione negoziale che porti al cessate il fuoco e poi a un accordo di pace. Appiattarsi sulle spiegazioni più semplici e all’apparenza più lineari può offrire maggior conforto e rassicurazione, ma certo non aiuta a trovare una via di uscita che non sia quella della vittoria sul campo di una delle parti in causa. Dolersi, indignarsi e piangere per le vittime, soprattutto per quelle innocenti, di una guerra è esercizio nobile e pienamente umano; è un dovere, ma non può bastare. Può sembrare cinico, forse, ma credo che per porre fine ad una guerra, quando è in atto, ci siano solo due possibili soluzioni: vincerla sul campo, sopraffacendo l’avversario, oppure giungere ad un accordo attraverso il negoziato. Tertium non datur. Allora perché non ci si può confrontare su tutto questo, perché ci è chiesto quasi unanimemente solo di pronunciarci a favore degli aggrediti, sostenendo la necessità di inviare loro sempre più armamenti e più sofisticati e letali, colpendo sempre più pesantemente la Russia con sanzioni che finiranno con il colpire soprattutto la popolazione civile e noi stessi e null’altro? Questa terribile guerra in corso in Ucraina sono convinto che potrebbe cessare immediatamente, se solo lo si volesse, ma c’è chi non lo vuole o non abbastanza convintamente e sono del parere che non sia solo Putin e la Russia a non volerlo. Ci sono convitati di pietra al tavolo negoziale che evidentemente hanno vari interessi da difendere; che non si espongono pubblicamente ma che hanno voce in capitolo. A noi semplici mortali, al momento, è consentito soltanto indignarci, piangere morti e feriti e soccorrere i profughi.