Cosa ci si poteva aspettare di diverso da quanto affermato in campagna elettorale e da quanto è sempre stato nell’idea di Paese di una destra destra in quanto detto, programmaticamente nell’intervento di insediamento del governo Meloni e ribadito nei primi annunciati provvedimenti dello stesso?
C’è chi, tra i commentatori si è soffermato sulla novità della prima donna, in Italia, alla guida del governo, quasi che questo da solo bastasse a giustificarne la modernità e l’originalità. Se poteva esserci una parvenza di novità in questo, è bastato che la stessa Meloni pretendesse di usare l’articolo determinativo il al posto del più corretto la da preporre al termine presidente, nominandola, per dare una certa misura del vecchiume di pensiero che racchiude questa presunta necessità. Dopo di che, come direbbe la stessa, se a lei fa piacere che la si chiami il presidente, buon pro’ le faccia; io non ci perdo certo il sonno. Fa specie constatare quanti si sono subito accodati definendola così come a lei aggrada, segno evidente di un certo prostrarsi al cospetto del (la) potente di turno. Ci sono naturalmente ben altre cose che dovrebbero mettere in guardia e non lasciare dormire sonni tranquilli. I conflitti palesi di interessi di non pochi ministri del nuovo governo, in barba all’affermazione che sarebbe stato di alto profilo. Se l’alto profilo di un esecutivo lo si deve giudicare da questo e dalle competenze in capo ai vari ministri e ministre, beh, direi che siamo molto al di sotto della sufficienza. Sappiamo come vanno nel nostro Paese certe cose, di come contino maggiormente la fedeltà al capo, magari rinforzata da legami di parentela, che non il merito, tanto decantato e incensato, inteso come espressione di capacità acquisite con la studio e l’esperienza in ambito amministrativo. Se come si suol, dire il buongiorno lo si vede dal mattino, direi che non è proprio un buon inizio, come non è un buon inizio l’atteggiamento che si intende avere nei confronti di chi, fuggendo da guerre, povertà e persecuzioni, sbarca sulle nostre coste dopo viaggi spaventosi. Anche i provvedimenti in campo economico, a iniziare dalla volontà di innalzare il tetto all’uso del contante, in una realtà quale quella italiana nota per l’alto tasso di evasione ed elusione fiscale, non va certo nella direzione del contrasto alla stessa, tanto a parole affermato. Vale lo stesso discorso per quanto riguarda la così detta pace fiscale che si risolverà, come sempre, in atti di condono e per la flat tax che, al di là dei vari pronunciamenti dell’uno o dell’altro dei leader dello schieramento che sostiene il governo, circa percentuali e somme di reddito interessate, significa in buona sostanza che ancora una volta a pagare saranno sempre i soliti noti, mentre per tutti gli altri si avrà un occhio, anzi due, di riguardo. Infine rimane il fatto che per ingraziarsi i vari no vax e quanti hanno voluto sottrarsi alla responsabilità dovuta nei confronti della popolazione così duramente colpita dalla pandemia, si sono sottratti all’obbligo vaccinale, saranno di fatto scusati rimarcando ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, che in questo malandato Paese, sottrarsi alla legge paga, sempre e comunque. Pagheranno invece fino all’ultimo cent quanti non hanno santi in paradiso: poveri, stranieri e carcerati. Tra questi ultimi però quelli che sono indicati come devianti, non certo coloro che occupando posti e funzioni di responsabilità avranno tutti i benefici possibili e immaginabili, a iniziare dal tanto decantato processo giusto che sta per non luogo a procedere, assoluzione, condono.