29E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.
33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
35Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: "Tutti ti cercano!". 38Egli disse loro: "Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!". 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Sarà vero, Signore, che tutti ti cercano? E se sì, per quale ragione lo fanno? Ed io, io ti cerco e perché ti cerco, Signore? In questo momento difficile, caratterizzato dalla permanenza di una epidemia che pare non volere darci tregua, accade che molti si rivolgano a Dio o al divino variamente inteso quasi come speranza di ultima istanza per trovare conforto, protezione, per dare un senso alla loro esistenza e nella speranza di non ammalarsi senza usare degli strumenti che la scienza e la medicina mettono a disposizione per garantirci una qualche forma di protezione. Senza voler giudicare la coscienza di nessuno mi pare evidente che in queste, e i tante altre modalità di rapportarsi al divino si palesi un uso di tipo strumentale. È cosa ben diversa la fede. Per farne vera esperienza forse la cosa di cui abbiamo bisogno è fermarci a pregare e nel silenzio aguzzare il nostro sentire nel profondo che siamo amati da quel Dio che Gesù chiamava Padre, del quale, guarendo, sanando e liberando da ogni giogo, manifestava la tenerezza.