L’interrogativo è posto soltanto per invitare a riflettere un po’ più a fondo, non limitandosi alla comprensibile e pure condivisibile contentezza per come sono andate le elezioni in Francia.
È stata fermata la destra razzista e xenofoba e questo è certamente un bel risultato, ancora più apprezzabile dopo che alla vigilia delle elezioni più di un’analista vaticinava un risultato diverso. Quindi contentezza, certo, ma sarebbe da sciocchi fermarsi all’esultanza. Vincere le elezioni non significa governare e alla prova dei fatti non si presenta di facile soluzione dar vita a un governo. Richiede, mi pare, inedite capacità di mediazione tra le forze politiche che hanno permesso l’esito insperato, cosa che non significa, come pensano taluni, svendere ideali e programmi, ma più prosaicamente trovare il punto più alto, per tutti i soggetti coinvolti, di mediazione tra proposte diverse, in grado di non lasciare sul terreno vincitori e vinti. Cosa non facile, ma non impossibile da realizzare. Non dimentichiamo che la destra sconfitta è ancora bene presente e radicata in ampi settori di popolazione che l’ha votata. Cercare di comprendere le motivazioni che hanno spinto tante persone non di destra a votare per la destra e offrire soluzioni credibili a costoro è l’unica maniera di prosciugare l’acqua in cui ama nuotare una forza politica che ha costruito il proprio consenso sull’odio e il disprezzo dell’altro, del diverso, dello straniero.