Nella giornata di ieri, a Tel Aviv, si è svolta una grande manifestazione per dire no alla guerra, per la fine del conflitto e per un nuovo accordo di pace, promossa da oltre 50 associazioni israeliane e associazioni miste composte da ebrei, arabi, israeliani, palestinesi, iniziativa condivisa da molte realtà italiane e altre nel mondo.
Un popolo desideroso di Pace da conseguire attraverso una risoluzione politica del conflitto in atto che garantisca i diritti di entrambi i popoli coinvolti. In questo momento caratterizzato dalla violenza, dall’odio la manifestazione di ieri ha rappresentato un momento luminoso capace di, se non squarciare, quantomeno attenuare il buio nel quale siamo tutti avvolti. Una iniziativa che per il valore, non solo simbolico, avrebbe meritato il massimo della divulgazione attraverso giornali e TV, invece abbiamo assistito a un silenzio assordante, quasi non fosse accaduta. Può anche essere che a me sia sfuggita la notizia, ma di quanto avvenuto ieri a Tel Aviv non ho trovato traccia in nessun giornale e ieri sera in nessun TG, se non come accenni dentro servizi che raccontavano le news della guerra. Se questo non è asservimento ai poteri di chi decide della vita e della morte di migliaia di persone, del tutto indifferenti allo strazio e al dolore delle vittime, ditemi voi cos’altro è. C’è di che essere più che amareggiati e sfiduciati, ma lasciarsi travolgere da questi sentimenti vorrebbe dire cedere a quanto si attendono coloro che sulle guerre lucrano ingrossando i propri patrimoni. Il momento storico che stiamo attraversando è tragico e come non bastasse già quanto sta accadendo, dobbiamo osservare sbigottiti all’emergere di forze politiche nefaste che non dissimulano neanche più di tanto il loro rifarsi a organizzazioni fasciste e naziste del passato, che non temono di manifestarsi per ciò che sono: razziste, xenofobe. Non hanno forza in se stesse, se sono cresciute e crescono in continuazione è anche perché chi le avrebbe dovute contrastare non ha saputo o voluto perseguire politiche in grado di catturare il consenso di quanti, sentendosi trascurati o penalizzati da scelte di politica economica e sociale penalizzanti, ha smesso di credere nella buona politica, rifugiandosi nell’astensionismo, oppure si è lasciato sedurre dalle parole d’ordine, dagli slogan di chi mentendo, sapendo di mentire, promette soluzioni magiche magari affidandosi all’uomo o alla donna della provvidenza. È tempo di resistere e di riprendersi in mano il destino che vogliamo per noi.