Ci vuole un genio per fare le vere domande- diceva Oscar Wilde- e non a torto, a quanto pare. A giudicare dalla banalità con cui vengono trattate tante questioni che hanno a che vedere con il senso più profondo della vita, con i valori più importanti, pare proprio che questo nostro tempo sia caratterizzato soprattutto per l’assenza di domande.
Domande serie di senso, del perché di certi fenomeni, domande sui valori che dovrebbero informare la nostra vita. Invece abbiamo tante, troppe persone, che hanno per ogni questione una risposta: semplice, sintetica, scontata. E che presume di essere l’unica vera. Lo sport preferito da molti connazionali, mi pare essere quello di non pensare e di affidarsi a mestieranti che pensino anche per loro. In questi non fa breccia alcun ragionamento, per quanto documentato e serio sia, inteso ad avvalorare anche soltanto delle ipotesi, che siano diverse da quelle sostenute dal coro che canta una canzone monocorde. E allora gli stranieri son tutti mascalzoni; i clandestini sono da buttare (a mare) i barboni da rinchiudere in qualche ospizio, le puttane… magari da ammazzare. E pazienza se non sempre si può invocare anche una benedizione.