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29 giu 2014
LA DEMOCRAZIA È UN IMPICCIO?
Scritto da Piergiorgio |
Letto 15578 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Parrebbe di sì, stando alle notizie che ci arrivano da Hong Kong, dove le multinazionali si sono apertamente dichiarate contro l’ipotesi di introdurre libere elezioni a suffragio universale, tramite un appello pubblico a pagamento sui principali giornali del luogo.

Sostengono apertamente che la democrazia sarebbe d’intralcio alle loro attività, contrariamente all’autoritarismo del governo cinese che invece vedono come elemento di stabilità. Come dare loro torto se solo ci si pone dal loro punto di vista? Ma appunto, da loro punto di vista che è quello della speculazione finanziaria, del profitto a qualunque costo, del business. Dinanzi all’idolo del denaro, del potere, degli affari, dell’accumulo della ricchezza non ci si può che inginocchiare, per essere ossequiosi devoti. Se si fa, si è adeguatamente ricompensati. C’è solo un piccolo inconveniente: che i beneficati possono essere soltanto una minoranza e che l’idolo, per imperare, ha bisogno di molti schiavi, di vittime sacrificali delle quali non sarà mai sazio. Certo, all’idolo, e a quanti lo onorano ponendosi al suo servizio, di tutto questo non interessa punto. Ecco che allora quanti osano affermare una verità diversa, porre in discussione il modello, proporre delle alternative, diventano dei sovversivi. È il termine più adatto a definire quanti non stanno al gioco; sì, perché è proprio questo che si propongono: sovvertire gli schemi. Rovesciare i rapporti. La democrazia è per necessità più lenta del decisionismo di pochi, perché deve fare i conti con molteplici modi di vedere, di sentire, di pensare. In cambio però offre soluzioni in genere più giuste e adeguate e soprattutto tiene conto dell’interesse dei più, anziché dei pochi. La democrazia nel suo esercizio fattuale, pratico può presentare più di un inconveniente e anche apparire qualche volta macchinosa; rimane il fatto che è l’unica modalità fino ad ora inventata in grado di offrire reali possibilità di partecipazione a tutti. Viviamo in una società sempre più di corsa. Pare che non ci sia scampo alla necessità di correre sempre più veloci. Tutto deve essere fatto rapidamente, pena restare indietro. Ma indietro rispetto a cosa? Allora eco che in ogni ambito si deve accelerare; fare in fretta, raggiungere dei risultati. Pare sia meno importante sapere cosa si vuole, come si vuole, cosa ci si proponga e quali debbano essere i risultati attesi. Insomma ciò che conta è il risultato in tempi brevi, non che lo stesso sia davvero buono. Ho la netta impressione che anche riguardo alle tanto strombazzate riforme istituzionali di cui tanto si discute nel nostro Paese, l’importante per tanti politici sia portare a casa dei risultati a prescindere. Se poi saranno validi e buoni, ci si penserà dopo. Ad un estraneo che venisse da un altro mondo, probabilmente una tale logica apparirebbe del tutto priva di senso. A noi che siamo presi da questo infernale meccanismo, tutto appare coerente e ineccepibile. Non è forse questo il senso sotteso alle parole di chi giustifica la propria corsa, incurante delle obiezioni di tanti, al fatto di aver avuto il 41% dei consensi? La fretta è cattiva consigliera. Certamente non si può sempre star lì a cincischiare. Deve esserci anche il momento decisionale. La capacità e la volontà di fare delle scelte. Però saper distinguere tra la volontà di temporeggiare, mandare per le lunghe, e il saper cogliere e far proprie obiezioni, suggerimenti, proposte, volte a migliorare la ridefinizione di un’architettura istituzionale, credo sia principio di saggezza, anche nel caso comporti un tempo più lungo.

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