Sarà una riforma epocale, promette, Berlusconi, rilanciando la riforma della giustizia, modello Alfano. Poi vai a vedere, leggendo quanto è possibile leggere al riguardo e, senza essere uno specialista, ti accorgi che si tratta della solita minestra riscaldata; la riproposizione di modelli che hanno come centro nevralgico il depotenziamento dell’indipendenza della Magistratura, una limitazione dei suoi poteri e, soprattutto, la costituzione di un modello di giustizia ad usum Delphini.
Per Berlusconi il concetto di legge uguale per tutti non esiste proprio. E c’è da capirlo, dal momento che si considera l’Unto del Signore; il miglior statista esistito dall’unità d’Italia ad oggi. Se si trattasse di una sua idea fissa (e pare non sia l’unica a dir il vero), non ci sarebbe neanche di che preoccuparsi; il problema si fa serio, perché sono ancora tanti, troppi, a credere alle fanfaluche che racconta ad arte su questa questione.
Eppure, mi viene da dire, basterebbe soltanto un po’ di buon senso, un minimo di informazione, per capire che quella che il Governo intende attuare, non è una riforma volta a garantire maggior celerità dei processi, una giustizia che funziona e che, per quanto è umanamente possibile, sia anche davvero giusta per tutti. Ci sono tanti magistrati, esperti di diritto che, magari in trasmissioni non proprio particolarmente seguite o attraverso intervista a mezzo stampa, articoli ecc., hanno messo a fuoco i mali reali della giustizia nel nostro Paese e anche i possibili rimedi senza tuttavia stravolgere la Carta Costituzionale e gli ordinamenti attuali. Insomma non possiamo certo affermare che non sia possibile formarsi una coscienza e un’opinione che sappia prescindere dalla propaganda spicciola, attorno a questi temi di rilevante importanza.
Che poi ci possano essere persone davvero convinte che tutti i magistrati sono comunisti o esseri tendenzialmente malati di mente come ha affermato e afferma il Sultano di Arcore, beh questo è davvero uno di quegli enigmi tutto italiani di difficile comprensione, a una intelligenza di media levatura. Forse è da considerare che una delle patologie che imperversano maggiormente fra gli italiani di questi tempi sia l’accidia. Come si sa, l’accidia è uno dei sette vizi capitali e consiste, propriamente, in una sorta di indolenza a compiere il bene. Potremmo anche tradurre con una sorta di mandato ad altri di fare quanto spetta a ciascuno di compiere. Mi pare che sia quanto sta avvenendo, per tanti versi; quasi una rinuncia a pensare in proprio, a diventare responsabili, ciascuno per quanto gli compete, del bene comune.
Insomma, in troppi, siamo anestetizzati. Forse questo è uno dei frutti peggiori del berlusconismo. È tempo di svegliarci dal sonno, se non vogliamo veder partorire dei mostri.