Già, chi non vuole la pace? A formularla una tale domanda pare quasi un esercizio retorico; qualche cosa di inutile, un perditempo. Tutti, a parole, ti diranno che vogliono vivere in pace, ma è proprio così?
E poi, cosa intendiamo parlando di pace? La pace, suggerisce il vocabolario, è condizione di normalità di rapporti, di assenza di guerre e conflitti, sia all’interno di un popolo, di uno stato, di gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi, ecc., sia all’esterno, con altri popoli, altri stati, altri gruppi (Treccani) Andando un po’ a fondo, cosa intendiamo con condizione di normalità di rapporti? Forse che quelli che viviamo tra persone o gruppi sociali sono sempre improntati a giustizia e verità? O non è forse vero il contrario, tante volte? E il rapporto tra gli stati è forse all’insegna della libertà, uguaglianza e fraternità per usare termini a noi noti mutuati dalla rivoluzione francese? Per molti pace significa non avere grane e farsi gli affari propri, che se poi quegli affari sono frutto di comportamenti disonesti, di latrocinio, di mancanza di lealtà, cosa importa? Importante è che siano fruttuosi per chi li realizza. Per altri pace significa semplicemente assenza di conflitto. Forse che è possibile vivere senza conflitti tra noi? Il conflitto in se stesso, inteso come competizione, non è una realtà negativa. Tutto dipende da come lo si affronta e lo si vive; sia nei rapporti intrapersonali, sociali, tra stati. Quando a muovere le persone è il desiderio di dominio, la voglia di sopraffare, di arricchirsi a spese degli altri, allora si innescano dinamiche di morte che portano chi le compie a non tenere più in conto niente e nessuno. E questo avviene in ogni ambito; personale, comunitario, tra nazioni. Se le cose stanno così, mi pare chiaro che la pace è qualche cosa che va costruita ogni giorno. Alla pace ci si deve allenare. Non è qualche cosa che piove dall’alto per magia. Significa fare delle scelte di segno diverso da quelle che siamo abituati a fare da sempre. Significa cercare assieme le soluzioni migliori, le più convenienti per tutti, dinanzi a un problema che sorge. Significa essere amanti della giustizia sociale intesa come possibilità per tutti e ciascuno di vivere una vita buona, dignitosa, umana. Volere la pace significa battersi contro le spese indecenti per gli armamenti e lottare per mettere fuori legge la guerra. Volere la pace significa stare sempre dalla parte delle vittime e operare perché non ce ne siano più. Amare la pace e volerla significa accettare che siamo diversi e volerci diversi, comprendendo che questa è una ricchezza e non un impedimento all’essere e sentirci fratelli. La pace è un cammino da compiere senza arrendersi, nemmeno sotto le bombe.