A una domanda simile si sarebbe tentati di rispondere che sì, non solo è lecito ma addirittura doveroso sperare; sempre, nella vita. Allora per chiarire ulteriormente la questione dirò che la domanda riguarda il futuro del nostro Paese che questa destra si accinge a governare.
Come detto da più parti la coalizione uscita vincitrice delle ultime elezioni, non solo ha il diritto di governare, ma pure il dovere e di farlo possibilmente bene, nell’interesse del nostro Paese. La questione posta al centro della domanda circa la liceità dello sperare riguarda la possibile e auspicabile evoluzione della destra italiana, quella destra cioè che fino ad ora si è sempre caratterizzata per essere espressione di credi, dottrine, ideologie marcatamente neofasciste, comunque intolleranti, nazionaliste, sovraniste. Dal passato nel quale affondano le radici ideali, molti dei suoi esponenti non hanno mai davvero preso le distanze e anche nella giornata di ieri, durante l’elezione del nuovo presidente del Senato italiano, quando la senatrice Liliana Segre ha menzionato il 25 aprile come una delle date importanti della nostra storia repubblicana, dai banchi di FdI non si sono elevati applausi e non ha plaudito neppure il di lì a poco nuovo presidente del Senato, La Russa. Mi ha fatto un effetto strano (forse sarebbe meglio dire straniante) assistere in diretta TV alla apertura dei lavori della nuova legislatura presieduti al senato da una sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, che nel suo intervento ha ricordato gli avvenimenti del passato che portarono alle leggi razziali e a lei bambina esclusa per questo dalla scuola e poi perseguitata da quello stesso regime al quale il neo presidente del Senato nostalgicamente si è sempre richiamato. Vedere poi la signora Segre dover annunciare l’avvenuta elezione del suddetto e ricevere – c’è da augurarsi sincero e vero – l’omaggio floreale dallo stesso, accompagnato da un bacio, beh mi ha molto impressionato. Il governo che nascerà, presumibilmente presieduto da Meloni, dovrà cimentarsi con problemi davvero enormi che richiederanno grandi capacità di analisi e di proposte, e non certo banalizzazioni o soluzioni pasticciate accompagnate da parole d’ordine buone per estemporanei comizi elettorali. Sarà la prova dei fatti a decidere e definire se questa destra sarà capace di maturare ed evolvere in una destra liberale, democratica, antifascista repubblicana, oppure se sarà destinata a spegnere i facili entusiasmi suscitati di recente, rivelandosi immatura, incapace di governare davvero nella complessità del nostro presente e alla fine nulla più che un fuoco fatuo, fatto di parole vuote e slogan pericolosi atti solo a suscitare odi, contrapposizioni e contese. Naturalmente c’è da sperare che prevalga la prima ipotesi.