Come non gioire per la liberazione di Patrick Zaki dopo le traversie che ha dovuto sopportare? Sarebbe fuori luogo e del tutto incomprensibile non rallegrarsi per la sua liberazione
e per la grazia concessagli che lo ha riconsegnato uomo libero ai famigliari, agli amici e a quanti gli sono stati in tanti modi diversi vicini. Eppure questa sua liberazione lascia un retrogusto amaro perché al contempo non si sono visti passi avanti per quanto riguarda la vicenda di Giulio Regeni sulla quale pare, al contrario, essere calato un silenzio tombale. Sappiamo bene che nelle carceri egiziane sono molte le persone detenute illegalmente, senza uno straccio di prova che avvalori le accuse che sono loro mosse e che sono sottoposte a tortura. Ringraziare un dittatore come al Sisi per un solo gesto di umanità non pare, ai miei occhi, cosa doverosa, né necessaria. Ma sappiamo come funzionano i rapporti tra governi e paesi. Al di là dei proclami, delle immagini ad uso dei media e della propaganda, stringi, stringi, sono gli interessi, spesso economici, a dettare davvero l’agire degli uni e degli altri. Le convenienze, non certo i valori, né tantomeno le persone e la loro incontestabile dignità.
Soltanto quando tutti i “Patrick” saranno uomini liberi e i vari “Giulio” avranno giustizia, soltanto allora potremmo davvero gioire e fare festa. Significherebbe che i dittatori di turno sparsi un po’ ovunque nel mondo e i vari governi e sistemi oppressivi che disconoscono il diritto a vivere in sicurezza, dignità e libertà ogni essere umano sarebbero finalmente finiti dove dovrebbero stare: nelle fogne, nel passato da cui non poter più emergere perché ci sarebbero comunità democraticamente organizzate e attrezzate per impedirlo. Buona vita Patrick!