In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
C’è un modo di essere e dirsi cristiani che somiglia al commediante: di chi recita una parte, fingendosi il personaggio che interpreta. Questo il senso e il significato dell’essere degli ipocriti contro cui mette in guardia Gesù. Confessiamolo pure che un po’ commedianti lo siamo tutti. Ecco che allora l’inizio della quaresima può essere uno stimolo a guardarci dentro per cercare di correggere innanzitutto il nostro cuore, la nostra interiorità, da cui poi discendono pure i comportamenti. Non si tratta di volersi perfetti, ma di comprendere che dobbiamo sforzarci di essere veri. Meglio, io credo, apparire sciancati, se lo siamo, piuttosto che fingerci saldi, sicuri. Fuori di metafora a me pare che l’invito che ci viene dal vangelo, dalla parola del Signore sia questo: imparare ad accettarci per quello che siamo sapendo che il Padre ci ama per ciò che realmente siamo e che sia a partire da questa accettazione e consapevolezza che ci sarà possibile davvero cambiare mentalità e credere sulla base del vangelo.