Forse è un termine poco conosciuto da tanti e indica, come riporta il vocabolario, il diritto-dovere di dire la verità, il parlare con franchezza.
È ciò che ha fatto ad esempio la presidentessa del Messico Claudia Sheinbaum con una lettera inviata al neo eletto presidente USA Trump, dopo le dichiarazioni di questi sulla questione migrazione, il traffico di fentanyl e i dazi. Lo ha fatto con tono diplomatico ma al contempo intransigente, senza cioè mostrare sudditanza o voglia di compiacere il suo interlocutore. Dopo aver evidenziato che il Messico ha attuato una politica globale di assistenza ai migranti che giungono nel suo Paese, cosa che ha ridotto in modo drastico la pressione verso il confine con gli Stati Uniti, non rinuncia a ricordare a Trump una evidenza solitamente taciuta da chi agita spauracchi in tema di migrazioni e cioè che è una questione che va affrontata in modo congiunto e che se “solo una piccola percentuale dei fondi degli Stati Uniti per la guerra fosse invece dedicata a costruire la pace e a promuovere lo sviluppo, si affronterebbero le cause alla base della mobilità umana”. Termina il suo scritto, che è possibile leggere per intero a questo link https://www.pressenza.com/it/2024/12/lettera-di-sfida-di-claudia-sheinbaum-a-donald-trump-per-una-nuova-era-nelle-relazioni-tra-usa-e-messico/, con le seguenti parole: “Credo che il dialogo sia la strada migliore per la comprensione, la pace e la prosperità delle nostre nazioni. Spero che le nostre amministrazioni possano incontrarsi presto per continuare a costruire soluzioni comuni”.
Eco un altro termine desueto e in evidente stato comatoso ai nostri giorni, non solo tra nazioni, ma anche tra gruppi sociali e tra individui: dialogo. È attraverso il dialogo e il riconoscimento reciproco che è possibile una sintesi più alta tra visioni, interessi e bisogni diversi. Diplomazia e mediazione è ciò che potrebbe far uscire dalle tante situazioni di guerra, contrariamente a quanto pensano e vorrebbero farci credere coloro che al contrario ritengono che la soluzione stia nelle armi. Sappiamo che gli interessi in gioco sono davvero tanti e consistenti e tuttavia, a ben guardare, a guardare dal punto di vista delle vittime, non ce n’è uno solo che possa resistere alla necessità di porre fine alle distruzioni, alle sofferenze, alle morti. Noi tutti che non sediamo al tavolo dei potenti dinanzi a così tanto scempio e dolore non possiamo non sentirci tante volte impotenti, eppure c’è una cosa che possiamo e dobbiamo fare: dire con verità, dire con franchezza che non siamo dalla parte di chi uccide, ma solo dalla parte delle vittime; tutte le vittime, per chiedere che cessi la mattanza.