Anch’io, immagino come tante altre persone, ho “conosciuto” Vittorio Arrigoni nel giorno del suo rapimento e poi della sua morte atroce. Una persona la cui testimonianza mi rende orgoglioso di essere italiano. Attivista dell'International Solidarity Movement, ha speso parte della sua vita per “gridare” le ragioni di un popolo, quello palestinese di Gaza, di fatto impedito di esistere.
Certo, è tragico che sia necessaria la morte barbara di un pacifista, per riportare, sia pure per poco tempo, alla luce della ribalta, una situazione di tragica invivibilità alla quale sono costrette migliaia di persone. In queste stesse ore leggo del messaggio inviato a Padova, a una riunione dell’Associazione nazionale delle mamme, nel quale l’omuncolo di Arcore sottolinea come oggi i genitori possano scegliere liberamente "quale educazione dare ai loro figli e sottrarli a quegli insegnamenti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi dal quelli della famiglia". Ho visto in TV la mamma di Vittorio parlare di suo figlio e dire che pur nutrendo non pochi timori per quanto andava facendo, lo ha sempre sostenuto, condividendo le sue motivazioni. Certamente l’omuncolo non pensava a questo tipo di madri quando vergava il suo messaggio e neanche, immagino, al tipo di educazione che Vittorio ha ricevuto in famiglia e forse anche a scuola. I figli che ha in mente lui, sono degli yesman e le mamme, tutte tranquille e imbecillite casalinghe intente a rincretinirsi davanti alle sue TV, o disponibili a scendere in piazza per difenderlo dagli attacchi “dei magistrati comunisti ed eversori”. Delle figlie, come le immagina lui, è meglio non parlarne; ne dice anche troppo la cronaca delle sue disavventure giudiziarie: meglio tacere. Per pudicizia. Per nostra fortuna esistono italiani che son fatti di tutta un’altra pasta: come Vittorio, ad esempio. Questo ci infonde tanta speranza. Vittorio è vivo. Altri, anche se pare il contrario, invece sono morti da un pezzo.