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07 mar 2018
L’ITALIA SMARRITA
Scritto da Piergiorgio |
Letto 7394 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Quello che ci restituisce quest’ultima tornata elettorale, a mio parere, è un Paese smarrito, nel senso di perduto, che non sa bene cos’è e cosa voglia. Penso che nonostante tutto, osservandolo in profondità, il nostro Paese sia migliore di quanto appaia in superficie e di come venga narrato.

Potrò sbagliarmi, ma non penso che il voto espresso significhi adesione acritica per Lega o 5Stelle. Certamente una parte non piccola di coloro che hanno votato le due forze che si definiscono antisistema ne condividono idee e obiettivi, ma tanti altri hanno voluto esprimere un grido inarticolato di preoccupazione, paura e desiderio di cambiamento. A quanti vivono situazioni di insicurezza reale o percepita per situazioni di degrado sociale, microcriminalità e illegalità non è sufficiente ribadire principi di tolleranza, accoglienza e inclusione, oppure snocciolare statistiche volte a dimostrare che la realtà è differente, si devono offrire soluzioni, il che significa investimenti nel sociale inteso in senso ampio che producano davvero inclusione e accoglienza verso quanti vivono ai margini o nell’illegalità. Così come è necessario offrire risposte vere a quanti sono disoccupati, impoveriti e fuori dal circuito dei diritti così solennemente sanciti nella nostra Carta Costituzionale, il che comporta tenere la barra a dritta circa scelte economiche e sociali, non piegandosi all’impero della finanza e del mercato senza regole. In altre parole se si vogliono davvero sconfiggere i vari populismi, sovranisti e i risorgenti fenomeni xenofobie e razzisti, non basta declamare principi belli e altisonanti frequentando allo stesso tempo i salotti di coloro che del benessere della gente, dei più svantaggiati, dei poveri non importa niente perché prima vengono i loro interessi, i loro beni, l’accumulo, il potere. Quanti hanno davvero a cuore il destino del nostro Paese, il futuro nostro e delle nuove generazioni, a costo di passare per sognatori e illusi, devono riprendere a calcare la polvere delle strade, uscire dai palazzi, frequentare i luoghi dove vivono i tanti smarriti di questo momento, avendo il coraggio di proporre obiettivi alti e perseguendoli con tenacia e costanza senza sottostare a ricatti e convenienze di poco respiro. Affermare, per fare soltanto qualche esempio, che le tasse è giusto e doveroso pagarle tutti e in proporzione al proprio reddito, sarà retrò, rispetto al vento che soffia al presente, ma è l’unica strada che può permettere una società più giusta e inclusiva. Questa affermazione deve però accompagnarsi all’offerta di servizi per tutti efficienti e funzionanti, diversamente non si è credibili. La lotta all’evasione fiscale e all’elusione deve avvenire senza sconti e senza indulti, tramite un fisco non di rapina che si accompagni ad una educazione civica in grado di formare cittadini responsabili. L’accoglienza degli immigrati non può esaurirsi nel loro salvataggio in mare, ma attraverso percorsi reali di inclusione e valorizzazione degli stessi, vissuti come risorsa e non come problema. Quanti finiscono in prigione non possono essere la valvola di sfogo di rabbie inconsulte e desiderio di vendetta demandata allo stato, ma soggetti di recupero, di rinserimento nella società attraverso percorsi ideati, ad esempio, nella recente riforma penitenziaria, poi rimasta ai blocchi di partenza. Io credo che lavoro da fare ce ne sia tanto per chi si voglia impegnare in politica in questo momento, ma perché non sia un fare politica sulla pelle della gente, mettendo gli uni contro gli altri, c’è bisogno di una classe dirigente seria, motivata, umile e più che mia decisa a dare attuazione a quei principi costituzionali che potrebbero fare del nostro Paese un modello vincente di società, e non di arruffa popoli e prestidigitatori della parola, degli slogan ad effetto.

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