C’è il rischio concreto in questo momento storico di lasciarsi sopraffare da scetticismo e sconforto, chiudendosi ancor più in se stessi di quanto già non lo siamo, pensando che tanto non cambierà mai niente.
Se a prevalere tra le persone fossero questi sentimenti, la pronosticata vittoria elettorale della destra avrebbe ancora maggiori possibilità di riuscita. Certo, nel campo avverso non è così facile e spontaneo ritrovarsi per molti; per tante ragioni e perché non c’è un solo schieramento, pur composito, nel quale porre la propria fiducia. Il quadro politico che emerge, non da oggi, è speculare alla fotografia del nostro Paese, che è quella di una realtà con profonde divisioni al suo interno, difficilmente componibili. Gli interessi in gioco, in parte rappresentati dai vari e differenti soggetti politici in campo sono interessi categoriali o di lobby specifiche che, più o meno legittimamente, operano per loro convenienza. Ne è riprova il fatto che l’astensione dal voto anche da noi si sta facendo sempre più vasta, segno di concreta sfiducia e disinteresse. Invertire questo trend non sarà facile nemmeno nella prossima tornata elettorale e di certo non serviranno a questo scopo appelli generici al diritto/dovere del voto oppure promesse volte ad agguantare qualche migliaio di voti in più. Giustamente la gente è stufa di promesse non mantenute e di comportamenti da parte degli eletti a dir poco scandalose. C’è un corpo elettorale da conquistare che è quello del non voto ed è quello che può fare la differenza. Sovente è lo stesso che dalle politiche fin qui esercitate dai vari governi ha avuto meno attenzione e meno benefici. Sono le persone che vivono sotto la soglia della povertà, che si sono impoverite, che non riescono ad arrivare a fine mese; i disoccupati, i precari e via elencando. A tutte queste persone non servono promesse mirabolanti ma impegni seri, circostanziati di interventi volti a far loro superare la situazione di indigenza che li imprigiona. La destra usa slogan dall’apparenza accattivanti nell’intento di far breccia tra costoro e tante volte ci riesce pure. Non sarà l’agitare lo spauracchio della paura di una destra siffatta al potere a distogliere costoro dalla tentazione di votarla, quanto piuttosto l’offerta di candidati e candidate di specchiate onestà, capacità e competenza, che sanno stare tra le gente non solo in campagna elettorale, che la sanno ascoltare e comprendere, capaci di uno sguardo al futuro e mossi da passione politica, senza interessi personali da difendere. In fondo, forse sarà banale dirlo, ma per essere credibili, come politici basterebbe fare esattamente il contrario di quanto hanno fatto in tanti, troppi leader e leaderini in questi ultimi vent’anni. Non ci vuole molto per essere migliori e più credibili di un Salvini, Berlusconi e Meloni: basta essere persone normali, capaci di usare la testa, il cuore, impegnandosi fattivamente per il bene comune, proponendo obiettivi concreti di speranza volti a costruire un futuro diverso, migliore, nel quale ci sia spazio per tutti, a iniziare dai giovani e da chi fa più fatica a vivere.